giovedì 28 febbraio 2013

Hunahpú e Ixbalanqué contro Vucub-Caquix

 È vero, ho parlato molto dei Maya, soprattutto a dicembre. Però sono affezionata a questo popolo, è stato il fulcro della mia tesi di laurea, quindi non può essere altrimenti per me. Niente calcoli strani, stavolta, vorrei solo presentare una storia. Si tratta di un mito che fa parte del Popol Vuh, uno stralcio delle vicende dei due gemelli prodigiosi Hunahpú e Ixbalanqué.

 La Terra era ancora neonata e aveva già vissuto il diluvio universale. Il sole ancora non esisteva e nemmeno la luna. Ma esisteva un essere chiamato Vucub-Caquix, che pretendeva di essere il sole e la luna. Costui si pavoneggiava, con le sue piume variopinte e gli occhi e i denti splendenti come pietre preziose. Nonostante l'aspetto glorioso, però, lo sguardo di Vucub-Caquix non riusciva ad abbracciare il mondo intero, come invece fa il vero sole.  

Una versione di Vucub-Caquix

 Vucub Caquix, il falso sole, aveva due figli e una moglie, Chimalmat. Il primo dei due figli era Zipacná, un gigante che si nutriva di pesce e granchi e che aveva potere sulle montagne. In una sola notte, Zipacná, mentre giocava con i monti, ne creò addirittura sei: Chicac, Hunahpú, Pecul, Yaxcanul, Macamob e Huliznab. Il secondo figlio di Vucub-Caquix si chiamava Cabracán e, manco a dirlo, era un vero terremoto. Infatti il maggior divertimento di Cabracán era scuotere la terra, compresi i monti che il fratello aveva creato.
 Nell'oscurità che precedeva la nascita del vero sole e della vera luna, questi tre esseri orgogliosi si proclamavano detentori del potere.
 - Guardatemi! Sono il sole! - diceva Vucub Caquix.
 - Io sono colui che fece la terra! - esclamava Zipacná.
 - Io posso scuotere il cielo e la terra! - ruggiva Cabracán.

 Ma oltre a questi esseri superbi, in quel tempo remoto vivevano anche Hunahpú e Ixbalanqué, i gemelli prodigiosi. Loro sì che erano veri dèi, e non potevano tollerare l'arroganza di Vucub-Caquix e dei suoi figli, che si spacciavano per ciò che non erano. Perciò, i due gemelli decisero di punire severamente il loro eccesso di orgoglio.  

 I due fratelli sapevano che Vucub-Caquix  era ghiotto dei frutti dell'albero di nance, che erano simili a ciliegie bianche. Così, un giorno si appostarono nelle vicinanze dell'albero tropicale per tendere un agguato a Vucub-Caquix. Il malcapitato non si fece attendere a lungo. Non appena Vucub-Caquix si pose sull'albero per assaporare i suoi frutti preferiti, venne colpito alla mascella da un dardo proveniente dalla cerbottana di Hunahpú, che era un abilissimo tiratore. 

Hunahpú e Ixbalanqué tendono un agguato a Vucub-Caquix


 Vucub-Caquix cadde a terra e Hunahpú accorse, pronto ad afferrare la propria vittima. Ma l'arrogante pennuto non era morto e afferrò il braccio di Hunahpú con una forza tale che glielo strappò. Così Vucub-Caquix tornò alla sua dimora, portando con sé l'arto mutilato del suo nemico.    

 - Cosa ti è successo, marito mio? - chiese preoccupata Chimalmat.
 - Quei demoni mi hanno colpito con la cerbottana. I denti mi fanno un male cane...ma sono riuscito a portar via il braccio di uno di loro. Mettiamolo sopra il fuoco, per quando verranno a riprenderlo. - disse Vucub-Caquix. 

 Intanto, Hunahpú e Ixbalanqué stavano elaborando un piano per recuperare il braccio mutilato di Hunahpúe per eliminare Vucub-Caquix. I gemelli andarono a trovare una coppia di anziani, Zaqui-Nim-Ac e Zaqui-Nimá-Tziís, e dissero loro:
 - Voi ci accompagnerete da Vucub-Caquix; andrete per primi, noi staremo dietro a voi, che ci presenterete come vostri nipoti, rimasti orfani. Direte anche che sappiamo curare i denti, sia dal dolore, sia dai parassiti che si annidano -.
 I due anziani approvarono il piano dei giovani e li accompagnarono da Vucub-Caquix.
 - Da dove venite, vecchi? - li interrogò il padrone di casa.
 - Vaghiamo nella speranza di trovare qualcosa da mangiare, distinto signore - spiegarono gli anziani.
 - Chi sono i due giovani che vi accompagnano? Sicuramente non sono i vostri figli... - si insospettì Vucub-Caquix.
 - No, infatti, sono i nostri nipoti. Viaggiano con noi e quello che riusciamo a procurarci lo dividiamo con loro. Ma signore, avete per caso dolore ai denti? - chiesero Zaqui-Nim-Ac e Zaqui-Nimá-Tziís, che si erano accorti della fatica nel parlare di Vucub-Caquix. 
 - Abbiate pietà di me, sto soffrendo le pene dell'inferno. Cosa sapete fare? - domandò.
 - Signore, sappiamo curare gli occhi, rimettere le ossa al proprio posto e pulire i denti dai germi - risposero i vecchi.
 - Bene, curatemi i denti, vi supplico! Per il dolore agli occhi e ai denti non riesco a dormire, né a mangiare. Tutta colpa di quei demoni che mi hanno colpito - implorò Vucub-Caquix.
 Così Zaqui-Nim-Ac e Zaqui-Nimá-Tziís iniziarono a operare. Tolsero tutti i denti a Vucub-Caquix, che erano insieme agli occhi uno degli ornamenti più preziosi del falso sole, e li sostituirono con granelli di mais bianco. Hunahpú e Ixbalanqué tolsero gli occhi alla vittima, spogliandola delle sue ricchezze. Privato dei denti e degli occhi, Vucub-Caquix non aveva più nessuna ricchezza e nulla era rimasto del ricco signore di prima. In questo modo, Hunahpú e Ixbalanqué si sbarazzarono di Vucub-Caquix e di Chimalmat, e riuscirono a recuperare il braccio monco di Hunahpú. Zaqui-Nim-Ac e Zaqui-Nimá-Tziís, che erano degli esseri prodigiosi, riattaccarono il braccio a Hunahpú, facendolo tornare esattamente com'era.

 Questa fu la punizione dell'orgoglio di Vucub-Caquix, ma i gemelli dovevano affrontare ancora due nemici: Zipacná e Cabracán, che nulla avevano da invidiare al loro terribile padre.


- Continua -
   



Fonti: 
- RECINOS, Adrián (a cura di), Popol Vuh – Las antiguas historias del Quiché, Fondo de Cultura Económica, Città del Messico, 1947.