domenica 28 luglio 2013

I Loa, gli spiriti del vudù

 Tempo fa avevo parlato della religione vudù (cfr. "La religione vudù" in questo blog), i cui riti si trasferirono in America insieme alle moltitudini di schiavi provenienti dal continente nero. Un anno dopo, rieccomi a parlare di questo culto affascinante, che prese piede ad Haiti negli anni del colonialismo, facendo dell'isola uno dei centri principali del vudù.  
 Qui, al suono dei canti e delle danze sfrenate, venivano adorati i Loa, le divinità della religione vudù. Il termine è congolese e significa letteralmente "spiriti"; ad Haiti designava un insieme di esseri soprannaturali dalle caratteristiche più disparate.

 Tipi di Loa

Nell'isola caraibica di Haiti, i Loa si possono distinguere in tre gruppi o "riti" principali:
1. il rito di Rada, che prende nome dalla città di Allada, situata nel grandioso impero di Dahomey (l'attuale Benin). Questi spiriti sono detti anche Loa Ginen, ovvero "della Guinea", e sono i più antichi e autorevoli. In quanto progenitori, sono anche protettivi, benevoli e pacifici, e sono venerati anche nella variante brasiliana del vudù, chiamata Candomblé.
2. il rito di Pedro, invece, fa riferimento a don Pedro, un sacerdote che nella seconda metà del '700 diffuse una danza particolarmente violenta, in cui i partecipanti assumevano polvere da sparo, che causava delle tremende convulsioni. I Loa Pedro portano in sé il peso della colonizzazione. Infatti, questi spiriti sono il risultato della mescolanza degli dèi africani con quelli dei nativi d'America. La rabbia degli schiavi africani è presente anche in questi Loa, che sono particolarmente violenti e aggressivi.
3. il rito Kongo comprende anche le divinità bantu e altro non sono che l'adattamento locale degli spiriti venerati in Angola e Congo. 

 L'adorazione dei Loa

 Nonostante i Loa siano per la maggior parte di aspetto umanoide, impersonificano le forze della natura. Sono o protettori di luoghi particolari, come crocevia, cimiteri, le acque del mare, oppure sono divinità ancestrali.
 Il culto di queste divinità è diretto da un sacerdote, chiamato oungan, o alternativamente da una sacerdotessa, detta mambo. I Loa vengono invocati tramite dei vévé, dei pentacoli magici disegnati sul terreno nei canti e nelle danze che accompagnano il rito. Durante la celebrazione, i nomi dei Loa si mescolano con quelli dei santi cristiani, a testimonianza del sincretismo religioso caraibico. 
 L'oungan o la mambo in questi riti interrogano un individuo che, caduto in trance, si ritiene sia posseduto dalla divinità. Non è raro che il rituale sfoci in orge o danze incontrollate.

 I Loa principali

 I Loa sono molto numerosi e variano a seconda delle zone in cui si pratica il vudù. Qui prenderemo in considerazione i maggiori loa venerati ad Haiti, nei Caraibi.

Legba


 Il Loa principale può essere considerato Eshou-Legba, che nella variante haitiana si riduce a Legba. Si tratta di una sorta di Mercurio africano, protettore delle case, dei loro inquilini, dei mercati e dei villaggi. Come il Mercurio classico, inoltre, svolge la funzione di messaggero tra gli dèi e gli uomini, oltre che di tramite tra l'aldilà e il mondo dei viventi. Questo Loa ha un carattere molto ambiguo: ama gli scherzi, si diverte a provocare liti, a volte sfocia nella trivialità e oscenità e può diventare molto violento se trascurato. Tuttavia, se viene adorato in maniera adeguata, con offerte opportune, diventa mansueto e servizievole, un vero benefattore. Nell'iconografia haitiana, Papa Legba è rappresentato come un vecchietto rattrappito, che cammina aiutandosi con un bastone o una stampella.  

Erzulie

 Un'altra importantissima divinità è Erzulie (o Erzilie), emblema dell'energia vitale femminile, che nel vudù affianca sempre il principio maschile. Questa dea incarna i pregi e i difetti dell'animo femminile: è dunque associata alla bellezza, alla fertilità, all'amore, al matrimonio, alla prosperità economica, ma anche alla gelosia, alla vendetta e alla discordia. A differenza degli altri Loa, a Erzulie non corrisponde nessuna forza elementale, poiché protegge i sogni, le speranze e le aspirazioni di ognuno e anche le abilità artistiche. Erzulie è molto femminile e molto ricca, motivo per cui probabilmente ha la pelle chiara: i bianchi, infatti, erano gli abitanti più danarosi dell'isola. Questo spirito si può considerare benissimo una sorta di Afrodite: ama vestirsi con abiti raffinati, solitamente rossi o blu e spesso si agghinda con gioielli preziosi. Come una dama che si rispetti, dedica molto tempo alla propria toeletta, ama bevande dolci e, per sfoggiare la propria nobiltà, spesso parla francese. È una vera civetta, che ama circondarsi di uomini, rapirli con la sua sensualità e trascinarli nella danza. Non per niente, la dea ha tre mariti: Damballa, Agwe e Ogun. Nonostante Erzulie sia una figura molto provocante, conserva la propria verginità. Il suo, infatti, non è l'amore carnale, legato solamente alla sfera fisica del sesso, ma è l'amore che trascende la terra, l'amore celeste delle alte sfere. Probabilmente è per questo motivo che Erzulie viene sincretizzata nella figura della Vergine Maria. 

Agwe


 Abbiamo prima parlato dei tre mariti di Erzulie, vediamo dunque di chi si tratta. Agwe è il sovrano dei mari e governa non solo la flora e la fauna delle acque, ma anche tutte le imbarcazioni e gli uomini che viaggiano per mare. Coerentemente con l'elemento che controlla, i sacrifici ad Agwe vengono offerti via mare. Il dio viene chiamato con una conchiglia e viene salutato con spugne e asciugamani umidi. Poi si riempie una barca con ogni genere di leccornia di cui è ghiotto Agwe, compreso lo champagne, che viene spinta nel mare, affinché possa saziare il mondo sottomarino. Se la barca affonda, significa che Agwe ha accettato il sacrificio e che proteggerà chi gliel'ha offerto nei suoi viaggi per mare. Viceversa, se la barca si incaglia vicino alla costa, significa che il dio ha rifiutato il sacrificio e si provvederà a placarlo in altri modi, come offrirgli due pecore pianche, animali sacri ad Agwe. Questa divinità viene raffigurata come un mulatto dalla pelle chiara e occhi verdi, i cui simboli sono barchette, remi, conchiglie e piccoli pesci. Viene avvistato in prossimità delle coste, delle rive di laghi e fiumi. Il principio femminile corrispondente ad Agwe è La Sirène, la sua compagna marina.

Damballa


 Uno dei Loa più importanti che abbiamo già citato è sicuramente Damballa, il dio serpente che vive vicino a fiumi, sorgenti, paludi, ma anche sugli alberi. Egli è uno dei Loa più antichi ed è considerato il grande padre celeste, amorevole e affettuoso. Il serpente, infatti, nella religione vudù è simbolo di fertilità; insieme alla sua sposa, Aida Wedo, rappresenta la sessualità, la spinta creatrice che permette al mondo di rinnovarsi e spesso i due sono raffigurati come due serpenti avvinghiati, o associati all'arcobaleno. La sua sacralità è tale che Damballa non ha una vera e propria voce per comunicare con gli esseri umani, ma emette dei suoni molto simili a dei sibili, quasi come a significare che la sua sapienza è talmente grande, che le creature inferiori non possono udirla. Anche se silenzioso, questo Loa rappresenta una presenza confortante, che conferisce ottimismo in chi gli sta vicino. In quanto dio della fertilità, Damballa è connesso alle piogge che consentono la crescita e la prosperità dei raccolti. Il suo colore è il bianco e anche i cibi che gli vengono offerti sono contraddistinti da questo colore: uova, farina di granoturco, riso, banane, uva e meloni. Il sacrificio per Damballa di solito è composto da un gallo e da una gallina. Se una coppia di sposi lo riverisce adeguatamente, si dice che il dio li ricompensi con una vita felice.

Ogoun


L'altro Loa che abbiamo nominato parlando di Erzulie è Ogoun, il potente dio del ferro e della guerra, per questo associato idealmente con l'elemento terra. È uno spirito molto rispettato e temuto, poiché ha un'indole particolarmente violenta e aggressiva, essendo il patrono delle azioni belliche. Egli è anche il protettore delle attività manuali e della creatività scientifica, poiché è il fabbro dei Loa; non c'è da stupirsi, dunque, che sia venerato da coloro che lavorano i metalli (i fabbri) e da chi ha a che fare con oggetti di metallo o tecnologici (meccanici, autisti e persino fotografi). Ogoun è rappresentato ricoperto di ferro, che lo rende immune alle armi nemiche, e brandisce una spada o un machete, le sue armi tradizionali. Questo Loa è molto ghiotto di rhum, come tutti i componenti della sua famiglia che, pur essendo grandi bevitori, non risentono degli effetti dell'alcool. Le altre sue grandi passioni sono il tabacco e le donne. Il suo colore è il rosso, come rossi sono gli animali che si sacrificano a lui: maiali e galletti rossi. Se opportunamente venerato, questo Loa può convertirsi in un importante protettore contro le ferite da arma da taglio o da fuoco.

 Da ultimi, non possiamo non nominare i Ghede (o Guede), le divinità dell'oltretomba, che raccolgono un nutrito numero di Loa. Questi spiriti vivono nei cimiteri e durante la notte sono soliti visitare le chiese cattoliche. Il 2 novembre di ogni anno, i fedeli visitano i cimiteri e accendono delle candele in loro onore. I loa più importandi di questo gruppo sono senza dubbio Papa Ghede e Baron Samedi, che rappresentano le due facce della stessa medaglia: la morte. 

Papa Ghede/Baron Samedi


 Papa Ghede (o Papa Guede) è considerato la "faccia buona" della morte, che spesso appare agli incroci delle strade. È un Loa molto amato, perché porta sempre con sé gioia e allegria. Papa Ghede, infatti, ama ridere e scherzare, oltre che cantare e danzare. La sua indole non è né buona né cattiva, ma in ogni caso riesce a far divertire gli umani coi suoi modi da vero clown. Oltre alla morte, Papa Ghede controlla anche la resurrezione; quindi la morte non è intesa come una fine, ma come l'inizio di un ciclo, di un rinnovamento. Se Legba controlla il passaggio dalla vita alla morte nel regno dei viventi, Papa Ghede si occupa del defunto dall'ingresso nell'oltretomba in poi. Paradossalmente, questo psicopompo è caratterizzato da un grande vitalismo: ama bere e fumare sigarette ed è anche il dio dell'erotismo, inteso però in modo molto diverso dalla sensualità di Erzulie. Se la passionalità di Erzulie è associata all'amore, quella di Papa Ghede trascende sia il bene, sia il male e rappresenta l'aspetto più carnale del sesso. Spesso Papa Ghede sfocia nell'oscenità nel suo contegno, canta canzoni triviali, usa parole sconce, esegue danze lascive. Probabilmente questo aspetto del dio vuole affermare che esiste la vita anche nella morte. Papa Ghede è anche il Loa protettore dei bambini, che li soccorre quando sono malati, perché odia vederli morire. Il simbolo di questo loa è una croce su una tomba, e il suo colore rappresentativo è il nero. È ghiotto di aringhe, peperoncini piccanti e banane, e gli vengono sacrificate capre e galline nere. 

 Baron Samedi, forse più conosciuto rispetto a Papa Ghede, rappresenta invece l'aspetto più cupo della morte ed è il capo dei Ghede. Come il suo alter ego, è gioviale e scherzoso, ma è più cinico e parla con la voce nasale degli zombie. I suoi attrezzi da lavoro sono il piccone e la zappa per scavare tombe e quando appare indossa uno smoking nero, un paio di occhiali con lenti scure e un cilindro. È strettamente connesso alla magia nera, agli oscuri rituali vudù che vogliono nuocere a qualcuno. In questo senso, protegge coloro che hanno incontrato la morte per aver subito una di queste potenti maledizioni ed è invocato dai vivi che ne soffrono: se Baron Samedi si rifiuta di scavare la tomba a chi è vittima di una maledizione, significa che questo non morirà. Egli rappresenta il primo contatto con l'oltretomba, in quanto signore e padrone del cimitero e si accompagna alle anime dei morti. Molto spesso, Baron Samedi è associato con Papa Ghede, tanto che è difficilissimo distinguerli nettamente.



 Questi sono solo alcuni tra i moltissimi Loa che si venerano ad Haiti. Purtroppo dare spazio a tutti era impossibile, qui sono illustrati i più importanti. È impressionante notare come certe divinità siano molto simili a quelle che adoravano gli antichi Greci e Romani, che costituiscono la nostra base culturale. Eppure, nonostante le somiglianze, i Loa mantengono caratteri inediti, propri della cultura africana, anche se molti sono sincretizzati con figure di santi cristiani. Ma è proprio questa mescolanza di culture che rende il vudù affascinante: all'interno di questi riti si può individuare l'identità di tutti i popoli che hanno contribuito a tramandare questo culto. Ed è proprio questo che ha permesso al vudù di sopravvivere fino ai giorni nostri. 




 Mi dispiace essere mancata per così tanto tempo. Mi ci è voluto molto per prepararmi su quanto ho esposto oggi e ci sono molti altri impegni che al momento non mi danno tregua. È la gavetta dei laureati purtroppo, sto cercando di lavorare e di studiare per trovare un posto nel mondo. Spero che questa fatica mi porti a qualcosa...ma non rinuncio alle mie passioni!
 Per questo vi assicuro che tornerò, anche se non in maniera costante come ho fatto fino a poco tempo fa.
 A presto! 



Fonti:
- Wikipedia, voce "Loa (Vudù)";
- Il crepuscolo degli dèi, voce "Loa";
-  BURZIO, Mauro, Viaggio tra gli dèi africani: riti, magia e stregoneria del Vodoun, Mondadori, Milano, 2005.