martedì 30 agosto 2016

Brahma, Vishnu e Shiva - La Trimurti indù

 Siamo ormai giunti al cuore dell'estate. Te ne accorgi quando trovi meno traffico, quando riesci tutto d'un tratto a trovare miracolosamente un parcheggio in orari impensabili. Il momento più bello è proprio ora, da agosto inoltrato fino a fine mese, quando davvero le strade sono deserte e nei piccoli paesini come il mio, normalmente gremiti di gente, non trovi anima viva. E a quel punto riesci a sentire qualcosa che dalle mie parti sembra dimenticato: il silenzio.  
 Per me l'estate è anche il momento in cui ti fermi, in cui puoi ascoltare il silenzio, senza limitarti a sentirlo. E quando si ascolta il silenzio si riesce a capire molto di noi stessi e di ciò che ci circonda attraverso la meditazione.
 Quale cultura, meglio di quella indù, può accompagnare questi giorni? Perciò ho deciso di dedicare questo post alle tre maggiori divinità indù che compongono la Trimurti: Brahma, Vishnu e Shiva.

Brahma, Vishnu e Shiva

 Il concetto di "Trimurti"

 Innanzi tutto, occorre spiegare cosa si intende per Trimurti. Letteralmente la parola significa "dotato di tre aspetti" e si riferisce appunto ai tre aspetti diversi di un'unica divinità (chiamata deva nell'induismo). Nella religione induista il termine si riferisce dunque ai tre aspetti dell'Essere Supremo, che si manifesta in tre grandi divinità: Brahma, Vishnu e Shiva. Ognuna di loro incarna uno dei tre aspetti divini: Brahma è considerato il creatore, Vishnu il conservatore e Shiva il distruttore dell'intero universo. 
 Nonostante rappresentino concetti molto distanti tra loro, queste divinità costituiscono tre facce dello stesso e unico Dio Supremo, chiamato Ishvara o Saguna Brahman. Si tratta, dunque, di una sorta di trinità cristiana, con la differenza che nell'induismo la trimurti è allo stesso tempo trascendente il creato e immanente, poiché può prendere dimora dentro gli uomini. Un'altra grande differenza tra la trimurti indù e la trinità cristiana è che nell'induismo compare anche una trimurti femminile, composta dalle tre mogli di Brahma, Vishnu e Shiva: Sarasvati, Lakshmi e Parvati, che a loro volta si identificano con una sola divinità. Al contrario, nel cristianesimo l'aspetto femminile è interamente inglobato dalla figura di Dio, che sia Padre che Madre.

Lakshmi, Parvati e Sarasvati

 Brahma, il creatore

 Il nome di questa divinità deriva dal principio neutro universale brahman, che nei testi delle Upanishad designa l'anima universale, appunto di genere neutro, a cui fanno capo tutte le creature del cosmo, compreso Brahma.   

 Come già anticipato, Brahma è la divinità predisposta alla creazione dell'universo materiale e per questo è contraddistinto dall'epiteto Prajapati, ovvero "signore della procreazione". Nella cultura indù non si ha una sola creazione, perché l'universo attraversa ciclicamente una fase di latenza, di non manifestazione, dalla quale risorgerà in seguito con un'altra emanazione. Alla nascita del nuovo universo è sempre presente un Bhagavat, una divinità suprema e non generata, che pone nelle acque primordiali il suo sperma, per fecondarle. Dalle acque sorge quindi un uovo d'oro con all'interno il Bhagavat, che prende la forma del dio Brahma. Questi esce dal suo involucro aureo dopo cento anni, creando la volta celeste con la parte superiore dell'uovo e la terra con lo spazio inferiore. In seguito Brahma crea i deva (le divinità), gli astri, i pianeti, la terra, i monti, i mari e i fiumi e anche concetti astratti, come l'Ascesi, la Parola, il Desiderio, ecc.

 Tradizionalmente Brahma viene rappresentato come una divinità con cinque teste, delle quali una è tagliata da Shiva, oppure è raffigurato nel momento della nasciata da un fiore di loto che spunta dall'ombelico di Vishnu. La sua sposa è Sarasvati, dea dell'eloquenza, della sapienza e delle arti, che con le mogli di Vishnu e Shiva costituisce una delle personificazioni della Grande Dea.

 Attualmente Brahma non è oggetto di un culto indipendente, né possiede santuari a lui dedicati, poiché viene visto come la personificazione del concetto di creazione. Il culto induista vede come protagoniste le altre due divinità della trimurti, Vishnu e Shiva. 

Brahma

  Vishnu, il conservatore 

  Nella cultura induista Vishnu rappresenta lo stereotipo del deus otiosus, una divinità dormiente e passiva, distesa sull'oceano caotico e avente come giaciglio il serpente Sesha dalle mille teste. Egli si risveglia solo per salvare il mondo nel caso di una minaccia o per emettere dal suo ombelico il fiore di loto dal quale nascerà Brahma, che creerà un nuovo universo. 

 Dato il carattere passivo di questa divinità, gli induisti hanno provveduto a trovare delle figure alle quali è delegato il potere di Vishnu. Un primo esempio di delega sono i vyuha ("spiegamenti parziali"), una serie di tre personaggi che riproducono la triade cosmica di creatore, conservatore e distruttore all'interno del solo culto di Vishnu. Il secondo esempio di delega, più conosciuto rispetto al primo, è l'ideazione degli avatara di Vishnu. Il termine avatara significa letteralmente "discesa" e designa tutte le incarnazioni del dio, che scende così sulla terra sotto varie forme per combattere demoni o salvare il pianeta da minacce incombenti. Per ogni era del mondo si individuano una decina di avatara di Vishnu, ma altri testi sacri ne individuano molti di più. 

 Il concetto di avatara in seguito si è diffuso anche per altre divinità, come per esempio Shiva. In questo modo si è potuto deificare grandi personalità del passato, reali o leggendarie. Le prime incarnazioni di Vishnu sono sotto forma di animale (un pesce, una tartaruga, un cinghiale, un uomo-leone) mentre le altre corrispondono a eroi mitici (tra cui spiccano Rama, Krishna e Kalkin) e una addirittura corrisponde a Buddha. Probabilmente tale avatara è nato per favorire la sincretizzazione tra induismo e buddhismo. 

 Sicuramente nella cultura indù l'incarnazione di Vishnu che più ha avuto successo è quella di Krishna Egli fu storicamente un principe dei Yadawa che dopo la morte divenne oggetto di venerazione per la sua gente, che lo credeva un'incarnazione di Vasudeva, una divinità in seguito identificata con Vishnu. Ma la fama di Krishna è dovuta soprattutto all'ampia mitologia che lo circonda. Egli era una divinità delle origini che svolgeva la mansione di mandriano, il cui culto ben presto si estese ben oltre alle tribù di pastori suoi devoti. Alcune storie lo descrivono come un pastore adolescente abile seduttore di diverse pastorelle, mentre i racconti sulla sua età adulta lo ritraggono come un grande e valoroso guerriero. Anche la sua morte è oggetto di una leggenda, seppur meno gloriosa: in tarda età, Krishna venne colpito per sbaglio da una freccia di un cacciatore che lo aveva scambiato per una gazzella. Sfortunatamente l'arma si conficcò nel tallone, unico punto debole di Krishna. Egli morì, ma riprese le sue sembianze una volta salito in cielo.  

 Oltre ai suoi famosi avatara, Vishnu era noto sin dalle origini della religione induista, chiamata allora brahmanesimo. Uno dei testi più antichi di questa religione, il Rig-Veda, già cita Vishnu, sebbene come divinità minore aiutante del dio Indra in occasione di una guerra contro dei demoni capeggiati dal gigante Bali. È proprio con lui che Vishnu, sotto le sembianze di un nano, stringe un patto: lo spazio che copriranno tre dei suoi passi sarebbe stato riservato agli dèi, mentre il resto del mondo sarebbe stato sotto il dominio del gigante. Bali accetta l'offerta astuta di Vishnu che, con i suoi tre passi, riesce a varcare il cielo, la terra e gli inferi. Per questo, un attributo del dio è Trivikrama, "dai tre passi" e anche per questo motivo gli viene attribuita un'indole pervasiva nei confronti dello spazio cosmico e del mondo. 

 Nell'iconografia induista Vishnu viene rappresentato come un giovane dalla pelle bluastra con quattro braccia, che reggono ciascuna uno dei suoi quattro attributi fondamentali: il disco o ruota, la mazza, la conchiglia e il loto. Il primo attributo ha la duplice accezione di ruota solare, appartenente al carro celeste del sole e del disco, l'arma da lancio che veicola il significato di potere e protezione. La mazza richiama l'oggetto con cui Vishnu uccise il demone Gada e simboleggia il potere distruttore del tempo. Anche la conchiglia rappresenta un'arma, poiché il suono del soffio che passa al suo interno spaventa e costringe i demoni alla fuga. Infine, il fiore di loto è legato alla divinità solare, oltre all'atto della già citata creazione del mondo.  

 Come Brahma, anche Vishnu ha una sposa, che è la dea della bellezza e dell'abbondanza Lakshmi. In realtà Vishnu possiede più di una moglie a seconda delle versioni, anche se meno note rispetto a Lakshmi. La sua cavalcatura è l'aquila Garuda.  

Vishnu a cavallo del serpente Sesha

 Shiva, il distruttore 

 Inquadrare in maniera esaustiva una divinità come Shiva non è semplice, probabilmente perché questa figura ha progressivamente accorpato tratti di divinità diverse. Shiva ha difatti ereditato nel tempo caratteristiche proprie di dèi come il collerico Rudra, il dio del fuoco Agni e il grande Indra che erano divinità di primaria importanza all'epoca del brahmanesimo, ma anche di divinità secondarie. Questa unione di attributi tanto diversi ha generato lo Shiva induista, che si venera oggi, il quale è una delle divinità più ambivalenti in assoluto.

 In quanto membro della Trimurti, a lui è affidato il ruolo di distruttore, colui che periodicamente riassorbe il mondo, annulla la separazione tra il sé individuale e universale per permettere a Brahma di creare un nuovo universo. La distruzione impersonata da Shiva non è da intendere in senso negativo, come saremmo tentati di fare nella mentalità occidentale, ma come una naturale conclusione di un ciclo di vita-morte che, con la dissoluzione dell'ordine esistente, permette di ricrearne uno nuovo.

 Sempre in questo senso la scuola filosofica indù del Samkhya, che attribuisce alla materia tre tipi di manifestazione, detti guna (sattva, ovvero aggregante, rajas, equilibratrice e tamas, disgregante) associa a Shiva il controllo della tamas, la manifestazione disintegrante che include qualità come passività, inerzia, e ignoranza. Per questo Shiva può assumere due atteggiamenti contrapposti che corrispondono alle tendenze appena descritte: in quanto distruttore, nella sua forma attiva impersonifica il Tempo e la Morte, è il guerriero che lotta contro i demoni ma anche il dio vendicativo e violento; nella sua forma passiva invece appare come un essere immobile e addormentato,un nano bianco che, come Vishnu, delega il suo potere ad altre forze, dette shakti (letteralmente "energie") che agiscono sotto forma di donne.

 All'aspetto distruttore di Shiva fa da contraltare la sua indole benevola verso i suoi adepti. Il suo nome, che significa letteralmente "favorevole", insieme ad altri epiteti con cui è conosciuto il dio come Shankara ("dispensatore di felicità") e Shambu ("luogo di felicità") sono indice della natura benefica di questo deva. Shiva è una delle divinità più generose e altruiste del pantheon induista, è un amico sempre pronto a intervenire per aiutare i suoi fedeli e per soccorrere l'intera umanità. Anche se in Occidente questa faccia di Shiva è meno conosciuta, non è da considerare meno importante rispetto alle sue vesti di distruttore. Probabilmente questa è la ragione dell'enorme diffusione del culto di Shiva, che supporta i suoi devoti sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista spirituale.

 È da ricollegare all'indole benefica di Shiva anche il suo controllo della sfera sessuale e procreatrice. Nei santuari shivaiti sovente svetta il linga, un oggetto di forma fallica che ricorda la protezione del dio in ambito sessuale. Va detto che in origine il culto del linga era indipendente dalla figura di Shiva, solo in seguito è stata stabilita un'associazione tra i due. Per esempio, sono numerose le leggende che, ponendo Shiva in primo piano rispetto a Brahma e Vishnu, vogliono che sia proprio Shiva a creare le acque primordiali per poi fecondarle con il "Germe d'oro" (detto Hiranyagarbha) in cui viene racchiuso Brahma. 


 In contrasto con il patrocinio sulla sfera materiale e fisica della sessualità bisogna evidenziare anche il dominio di Shiva in campo spirituale.  Egli è infatti anche il perfetto asceta, signore di tutti coloro che praticano lo yoga (gli yogin), in grado di immergersi totalmente in se stesso e di adottare una concentrazione tale di restare seduto in una posizione yoga per lunghissimo tempo su una cima dell'Himalaya con il capo cosparso di cenere.  In questa veste Shiva si converte nel protettore della meditazione, dell'ascesi mistica e di quanti le praticano, cercando di avvicinarsi al Trascendente per liberarsi dalla schiavitù dei piaceri del mondo e dalla sua materialità.

 Come Brahma e Vishnu, anche Shiva è protagonista di una precisa iconografia. Oltre a essere adorato sotto forma del linga, come già accennato, il dio viene rappresentato in modi diversi, accomunati però dalla presenza di elementi precisi: la sua cavalcatura, rappresentata dal toro bianco Nandi; la carnagione color biancastro (tipica delle ceneri) con la gola blu, o alternativamente la pelle interamente di colore blu, come Krishna; i capelli raccolti sulla sommità del capo adornati con la luna crescente e il fiume Gange (in memoria di quando il deva attenuò la caduta del fiume sulla terra); i tre occhi, dove il terzo sulla fronte rappresenta sia la conoscenza interiore sia la capacità di Shiva di incenerire con il suo fuoco qualsiasi cosa qualora se ne presenti occasione; la fronte solcata da tre linee orizzontali; una collana di teschi umani e una a forma di serpente che adornano il suo collo, insieme ad altri serpenti che talvolta fungono da bracciali; le famose quattro braccia con le mani che impugnano un tridente, un piccolo tamburo, una pelle di daino, un mazza con un cranio all'estremità, un'ascia o un fulmine

 Il colorito bluastro della gola di Shiva ha origine da un mito in cui i deva, sconfitti dai demoni asura (nome generico con cui vengono identificati i demoni) dovevano recuperare l'immortalità conferita dalla bevanda amrita. La coppa contenente la bevanda prodigiosa si trovava però in fondo a un mare di latte e gli dèi decisero di zangolarlo. Vishnu, sotto forma di tartaruga, portò il monte Mandara, che doveva servire da bastone della zangola, sul fondo del mare e gli altri deva avvolsero il serpente Vasuki attorno alla montagna, come una corda. Gli dèi iniziarono così a tirare le due estremità del serpente per zangolare il mare di latte ma, a un certo punto, il serpente Vasuki rigettò un abbondante fiotto di veleno, talmente potente che poteva distruggere tutti i deva. Fu Shiva a evitare la morte dei suoi compagni, raccogliendo il veleno in una mano e ingoiandolo. Come segno del gesto, la gola gli rimase blu.

Shiva in una versione che lo ritrae con due braccia

 Infine, un'immagine molto nota dell'iconografia di Shiva è quella del dio danzante, noto con il nome di Nataraja. Anche questa immagine si può ricondurre a un mito, secondo il quale una volta a Chidambaram (o Tillai) alcuni rsi (nome con cui si indicano eremiti, saggi o cantori) di una foresta himalayana volevano uccidere Shiva per mezzo di canti magici. Il dio si difese inziando a ballare e trasformò quelli che volevano essere canti di morte in energia creativa. I saggi, vedendo che il loro piano era fallito, generarono con delle pratiche magiche il nano Apasmara, personificazione dell'ignoranza e dell'oblio, scagliandolo contro il deva. Ma Shiva non si lasciò sorprendere e schiacciò il nano con il suo piede destro, spezzandogli la colonna vertebrale. La vittoria di Shiva significava da un lato la liberazione dell'umanità intera dal flagello dell'ignoranza e dalla perdita della memoria simboleggiate da Apasmara e dall'altro il distacco dalla vita terrena, rappresentato dalla gamba sinistra del dio, sollevata in aria. In questa raffigurazione Shiva è circondato da un arco di fuoco e possiede quattro braccia che svolgono gesti diversi: una delle mani destre è sollevata in segno di protezione e invita il fedele a non aver timore; l'altra destra regge il tamburo primordiale a forma di clessidra, con spiccati significati cosmici (dove i due triangoli formanti la clessidra si uniscono inizia la creazione, mentre nelle estremità vi è la distruzione della vita); la mano sinistra che sconfina nel lato destro del corpo richiama una proboscide di elefante, simbolo di forza; l'altra mono sinistra invece regge il fuoco, elemento distruttore per eccellenza che porta però anche a un'evoluzione, a un rinnovamento. Il tutto è sorretto da un fiore di loto, fonte da cui scaturisce l'arco di fuoco che raffigura la sacra sillaba Om

 Ecco dunque che l'immagine di Shiva danzante si carica di forti valenze cosmiche, evidenti già dal luogo in cui egli compie la danza, Chidambaram, considerato il centro dell'universo. Trasferendo il centro dell'intero universo al microcosmo, vediamo che Shiva danza nel centro del cuore di ogni uomo, liberandolo dall'illusione e dall'ignoranza. Inoltre, le attitudini descritte riassumono tutte e cinque le attività cosmiche del dio: creazione (rappresentata dal tamburo e dal sacro Om), conservazione (la mano che offre speranza), distruzione (il fuoco), illusione (il piede sul suolo) e liberazione (il piede sollevato). Queste dunque sono tutte le fasi della vita dell'universo indù, che si manifesta, si preserva e alla fine viene riassorbito. La danza di Shiva, quindi, nel macrocosmo, simboleggia l'eterno mutamento a cui è sottoposta la natura e scandisce i ritmi dei cambiamenti, determinando la nascita, il moto e la morte di tutte le cose.  

 
Shiva danzante


 Eccoci dunque alle porte di settembre, che ci annuncia la fine del silenzio e la ripresa di ogni attività. Presto saremo di nuovo immersi nel frastuono quotidiano e i rumori assorderanno di nuovo le nostre vite. Ma non dimentichiamoci che le nostre vite sono molto di più, che non possiamo ridurle solo alla nostra attività lavorativa o alle diversioni mondane. Come ci insegna la cultura indù, ogni uomo è un universo e partecipa alla vita del cosmo. Il mio augurio e proposito dunque è quello di non smettere mai di guardare in due direzioni: verso il cielo e dentro di noi. Solo così potremo rendere giustizia a noi stessi e solo così anche il mondo potrà trarne beneficio.





Fonti:
- RENOU, Louis, L'induismo, Xenia Edizioni, Milano, 1994, pp. 34-40;
- Wikipedia (italiano), voce "Brahma";
- Wikipedia (italiano), voce "Vishnu";
- Wikipedia (italiano), voce "Shiva";
- Wikipedia (italiano), voce "Trimurti";
- Liceo Berchet, ricerca sull'India, pagina "Sacra trimurti".

giovedì 14 luglio 2016

Salomone - Il re saggio

 La saggezza, si sa, è sempre stata una merce rara. Soprattutto le popolazioni antiche tendevano a tesserne le lodi in miti, racconti popolari e leggende. Purtroppo, però, nelle classi dirigenti non capitava spesso che  i politici fossero dotati di tale virtù e ancor meno capita oggi, come è noto agli occhi di tutti noi. 
 Tuttavia, vi è una figura attorniata da un'aura mitica che nei secoli è diventata la personificazione del buon regnante. Si tratta del celebre re Salomone, conosciuto come uno dei politici più saggi che siano mai esistiti. Vediamo di tracciare i caratteri salienti di questa importante figura del mondo ebraico e di molte altre leggende popolari.


 Il regno e le opere

 Bisogna subito dire che l'unica fonte della storia del re Salomone è la Bibbia. Pertanto, non si può dire con certezza se il regnante sia realmente esistito oppure sia solo una figura appartenente alla tradizione popolare e religiosa ebraica. 
 Se Salomone fosse una figura storica, si ipotizza che il suo regno si collochi tra il 970 e il 930 a. C. circa, dopo quello di Saul e di suo padre Davide. Mentre Davide fu un re dedito alle guerre per affermare il dominio del regno israelita, il nome stesso del figlio indica il cambiamento di tendenza nelle sue politiche; Salomone deriverebbe infatti dal sostantivo ebraico shalom, ovvero "pace", che conferirebbe al nome del regnante il significato di "pacifico".
 Tuttavia, l'ascesa al trono di Salomone non fu così pacifica. Figlio di Davide e Betsabea (in precedenza sposa di Uria l'Ittita), non era il primogenito del re e dovette vedersela con il fratellastro maggiore Adonia, che con il favore di una parte della corte e del popolo tentò di farsi eleggere re a sorpresa. Ma Davide, avvisato da Betsabea e dal profeta Nathan, responsabile dell'educazione di Salomone, designò come suo successore proprio quest'ultimo, supportandolo con l'esercito e la maggior parte della corte. Alla morte di Davide, dunque, Salomone salì al trono e poco dopo mise a morte Adonia e Ioab, il generale di Davide che aveva appoggiato il fratello maggiore. 
 Una volta assicuratosi il potere, Salomone si dedicò allo sviluppo delle relazioni diplomatiche e commerciali del regno di Israele, che divenne il crocevia degli scambi di cavalli tra la Siria, l'Egitto e l'Anatolia. Per proteggere e rafforzare le vie commerciali il re costituì una potente flotta, ampliò il porto di Eziongeber (che si affacciava sul Mar Rosso) e fortificò le vie carovaniere.  
 In campo diplomatico non esitò a servirsi di matrimoni di convenienza per stabilire relazioni commerciali; per questo sposò la figlia di un faraone d'Egitto, che gli portò in dote la città di Gezer. Inoltre, strinse un'alleanza con il re di Tiro Hiram, che gli fornì a lungo manodopera e materie prime per realizzare le imponenti opere pubbliche per le quali divenne famoso il regno di Salomone: il tempio di Gerusalemme (conosciuto anche come tempio di Sion) e la reggia, rispettivamente i centri del potere religioso e politico di Israele. La costruzione di questi due edifici contribuì enormemente all'idealizzazione presso il popolo della figura di Salomone, tanto che ancora oggi gli ebrei considerano il suo regno un'età d'oro, simile a ciò che fu l'età augustea per i Romani.
 Ma le grandi opere avevano bisogno anche di ingenti finanziamenti. Salomone sottopose il popolo a una forte pressione fiscale, richiedendo anche prestazioni di lavoro gratuite. Allo stesso tempo, però, conferì a Israele una solida organizzazione statale istituendo dodici distretti (uno per ogni tribù israelita) governati da altrettanti prefetti e diede impulso alla cultura facendo redigere la prima copia scritta del Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia, fino ad allora tramandati oralmente.
 Con il tempo, tuttavia, l'idillio tra Salomone e il popolo iniziò a incrinarsi. La già citata pressione fiscale fu una sola delle cause che fecere crescere il malcontento tra la popolazione israelita. Durante il suo regno, Salomone si distinse per lo sfarzo della sua abitazione e per diversi atteggiamenti arroganti che non si discostavano di molto da quelli dei tiranni orientali. Ma il fattore determinante che lo portò a inimicarsi il popolo fu la sua passione per le donne. Salomone aveva difatti parecchie mogli, molte delle quali erano straniere che praticavano culti idolatrici. Il re non solo permise la pratica di questi culti, ma divenne lui stesso un partecipante ai riti pagani, estranei alla religione ebraica. Ciò comportò l'insorgere di una crisi spirituale tra il popolo d'Israele, che si sentì tradito.
 Tutti questi fattori provocarono rivolte ancor prima della morte del sovrano. Stiamo parlando dell'insurrezione capeggiata da Geroboamo, un sovrintendente di un gruppo di operai regi sostenuto sia dal popolo, stanco delle vessazioni del re, sia da un circolo di profeti. La rivolta fallì e Salomone cercò di mettere a morte Geroboamo, ma questi riuscì a fuggire in Egitto.
  Il sovrintendente tornò a farsi vivo alla morte di Salomone. Il legittimo successore al trono, Roboamo, non aveva le stesse capacità amministrative del padre e ciò provocò la scissione del regno: a lui rimase la parte meridionale, chiamata Giudea, mentre Geroboamo, tornato dall'esilio egiziano, governò sulla restante parte di Israele.

Il tempio di Salomone
 Non solo un sovrano

 La già citata idealizzazione del sovrano contribuì nei secoli a renderlo protagonista di una tradizione folcloristica importantissima nella cultura ebraica. Dalla figura biblica si passò a una trasposizione popolare di Salomone, che assunse caratteristiche analoghe a quelle di un mago onnipotente. Secondo l'immaginario popolare a Salomone Dio concesse un potere illimitato sia sugli esseri viventi sia sui fenomeni naturali. Con il suo sigillo, Salomone riusciva a piegare al suo volere ogni forza, tanto che disponeva di venti che lo trasportavano da una parte all'altra del mondo. Nel Medioevo Salomone era quindi diventato un mago e anche un esorcista: era raffigurato su amuleti e sempre a lui si attribuivano rimedi in grado di scongiurare malefici, di guarire malattie o di compiere prodigi e incantesimi. 
 Oltre a sfociare nella sfera dell'occulto, la fama di Salomone si diffuse anche nel campo della letteratura. A questo sovrano è attribuita infatti la paternità di vari testi biblici, quali l'Ecclesiaste o Qoelet, i Proverbi e il Cantico dei Cantici. In modo apocrifo gli vennero attribuiti anche alcuni dei Salmi, delle odi e altri inni religiosi.

 Il giudizio di re Salomone 

 Uno degli episodi biblici più conosciuti che testimonia la saggezza di questo grande monarca si trova nel primo Libro dei Re al capitolo 3 (versetti 16-28). La vicenda ha per protagonisti il re Salomone e due prostitute. 
 Un giorno avvenne che alla corte del re sopraggiunsero due donne con un neonato per chiedergli consiglio. La prima prese la parola e disse al re: "Ecco, questa donna e io viviamo sole nella stessa casa e abbiamo partorito a pochi giorni l'una dall'altra. Una notte questa donna per sbaglio si è coricata sopra il suo figlioletto, soffocandolo. Allora questa sciagurata ha pensato bene di sostituire suo figlio con il mio, mettendomi in grembo il neonato morto. Mi sono accorta di tutto ciò solo la mattina, quando prima di allattarlo, ho visto che il neonato era morto e che non era mio figlio."
 Sentendola parlare in questo modo, l'altra donna protestò a gran voce: "Mio signore, questa donna mente. Questo bambino che vedete agitarsi sotto i vostri occhi è mio figlio!". Così entrambe le donne iniziarono a litigare animatamente per contendersi il bambino.
 A un certo punto, il re Salomone le zittì bruscamente e tuonò: "Portatemi una spada!". Subito un servo fece quanto aveva chiesto il re e questi riprese: "Dato che entrambe reclamate il bambino, sarà tagliato a metà, di modo che lo possiate avere tutte e due."
 Ma prima che la lama affilata della spada potesse trafiggere il neonato, una delle donne non potè trattenersi e disse: "Mio signore, non fatelo, non uccidete il bambino. Piuttosto, datelo all'altra donna." L'altra invece insistette: "Questo bambino non sarà né mio né tuo, dividetelo in due!".
 Allora il re Salomone fece deporre la spada e sentenziò: "Colei che ha intimato di dare il bambino all'altra donna è la vera madre. Datelo a lei!". 
 Il giudizio del re contribuì a diffondere la fama della sua saggezza straordinaria presso il popolo d'Israele. Da quel momento in poi, la saggezza del re Salomone divenne proverbiale. 



 Salomone e la regina di Saba nelle altre religioni

 Salomone, pur essendo una figura nata nella cultura ebraica, appare cinque volte anche nel Corano (2:102; 21:81-82; 27:15-45; 34:11-13; 38:30-34), dove si ribadisce la sua importanza come saggio profeta a cui obbediscono i venti e gli altri esseri viventi. Nella Sura 27 è presente anche il riferimento alla regina di Saba, menzionata anche nella Bibbia (Primo Libro dei Re, 10:1-13). 
 Il nome della donna è ignoto in entrambi testi sacri (anche se alcune fonti arabe la chiamano Bilqis), ma i racconti sono leggermente diversi. Nella Bibbia è la regina di Saba a recarsi da Salomone perché incuriosita dalla fama del re. Una volta giunta alla corte di Salomone, mette alla prova l'intelligenza del sovrano con degli enigmi, tra cui Salomone riesce a districarsi agevolmente. La regina ha occasione di ammirare anche la splendida reggia di Salomone, di assaporare i cibi della sua mensa e di osservare le vesti e i comportamenti dei dignitari reali. Impressionata dallo spettacolo, ella loda il Dio di Israele e si compiace che la nazione abbia un re tanto retto e saggio. Dopo aver scambiato ricchi doni con il monarca, la regina di Saba fa ritorno per sempre nel suo regno.
 Nel Corano invece è Salomone che, venuto a sapere che la regina di Saba è un'adoratrice del Sole, le invia una lettera che la invita a convertirsi alla religione di Allah. Temendo un'invasione militare, la regina invia un ricco dono al sovrano. Siccome l'obiettivo di Salomone è la conversione dei Sabei, Salomone rifiuta il dono e invita la regine nel suo palazzo che aveva il pavimento di cristallo, sotto il quale scorre dell'acqua. Quando la regina di Saba fa il suo ingresso nel palazzo di Salomone, si alza le vesti, convinta di dover camminare nell'acqua. Solo dopo si accorge dell'errore e capisce l'insegnamento che voleva impartirle Salomone: riconoscere la differenza tra realtà e apparenza. Così, la regina decide di convertirsi alla religione islamica.
 Un'altra religione che fa di Salomone il capostipite di un'intero popolo è il rastafarianesimo. Secondo il testo sacro Kebra Nagast ("Gloria dei Re"), Salomone si sarebbe unito con la regina di Saba, che nella cultura etiope è conosciuta con il nome di Makeda. Dalla loro unione nasce Menelik, che poi diventerà il primo re d'Etiopia. Menelik sarà anche colui che trafugherà l'Arca dell'Alleanza per trasportarla in Etiopia. In questo modo la religione rastafariana individua una discendenza biblica in Etiopia, attribuendo carattere divino anche alla dinastia regnante etiope che ha governato il Paese fino all'ascesa di Hailé Selassié (1930), escluso il periodo dal 950 al 1270 d. C., in cui governò la dinastia ebraica degli Zagué.      

Salomone e la regina di Saba

 Salomone indubbiamente oltre a essere un esempio di saggezza comprende anche molti altri aspetti, alcuni dei quali meno noti. L'aspetto più curioso a mio parere però è che questa figura, come altre, costituisce un ponte tra diverse religioni. Credo dunque che la vera forza di Salomone oggi sia quella di ricordarci che tutti abbiamo le stesse origini e che in fondo, nonostante quello che il mondo ci vuol far credere, non siamo poi così diversi.

      



Fonti:
- Treccani, enciclopedia dei ragazzi, voce "Salomone";
- Treccani, enciclopedia italiana, voce "Salomone";
- Wikipedia (italiano), voce "Salomone";
- Wikipedia (italiano), voce "Gloria dei Re";
- Treccani, enciclopedia dei ragazzi, voce "Regina di Saba";
- La Sacra Bibbia on line, Libro dei Re I, 3:16-28;
- Corano on line nella traduzione italiana 2:102; 21:81-82; 27:15-45; 34:11-13; 38:30-34.

martedì 5 luglio 2016

Gli animali totem - A ciascuno il suo

 In origine era il totem. Cercando sul vocabolario Treccani on-line  alla voce "totem" si incappa nella seguente definizione: 

 Animale o vegetale, oppure oggetto o fenomeno cui si attribuisce una relazione speciale con singoli gruppi sociali; quando la relazione è di parentela, come nel caso del clan o del lignaggio, il totem è considerato capostipite o intimamente connesso alla persona del capostipite; è comunque oggetto di particolare rispetto e nel caso si tratti di un animale non può essere ucciso, né essere oggetto di caccia.



 Nella maggior parte delle civiltà dei primordi era facile che le qualità di una specie animale, vegetale o di un fenomeno atmosferico venissero personificate e prese d'esempio dagli uomini. Anche in sistemi mitologici umanizzati come quello greco è rintracciabile la presenza di animali che un tempo potevano essere considerati totemici, come ad esempio la civetta, simbolo della dea Atena. 
 In altre culture, invece, il totemismo è prevalso nei secoli, testimoniando l'enorme rispetto che le popolazioni nutrivano per la natura, in particolare per gli animali. È il caso per esempio delle tribù native del nord America, le cui leggende sulle origini non distinguevano tra uomini e animali. L'armonia tra uomo e ambiente era tale che sovente i personaggi delle leggende nordamericane hanno nomi di animali presenti nel relativo territorio (Corvo, Coyote, Ghiandaia Azzurra, ecc.). Solo con la comparsa dell'eroe culturale, portatore della civilizzazione (ravvisabile nell'uso di strumenti particolari o nelle istituzioni o nelle norme tribali), inizia la distinzione tra le due specie, che progressivamente non parleranno più la medesima lingua.  
 Come accennato nella definizione del vocabolario Treccani, ogni tribù pellerossa aveva un animale tutelare in base a una delle caratteristiche dei suoi membri. Se per esempio gli appartenenti a una tribù si distinguevano per l'astuzia, le tribù vicine li identificavano come membri del clan della Volpe, oppure erano loro stessi ad attribuirsi la discendenza dall'animale con il quale condividevano dei tratti caratteriali o comportamentali. L'animale in questione era così definito l'antenato da cui discendevano tutti gli appartenenti a quella determinata tribù. Ovviamente, i discendenti dallo stesso animale tutelare erano tutti di conseguenza consanguinei e non potevano uccidere né mangiare esemplari dell'antenato né sposarsi tra di loro; quindi, gli appartenenti al clan della Volpe dovevano cercare moglie presso il clan dell'Orso o tra i discendenti da un altro animale totem.

 Oltre alla discendenza, però, gli animali rappresentavano anche delle guide in grado di aiutare gli uomini. Secondo gli indiani d'America ognuno di noi è legato a nove animali, da cui possiamo ottenere dei talenti e delle capacità durante il nostro cammino personale. I nove animali ci trasmettono la saggezza nelle sette direzioni (Nord, Sud, Est, Ovest, Sotto, Sopra, Dentro), alle quali si aggiungono Destra e Sinistra. Ogni direzione presiede a una dimensione umana:
- l'Est è la via spirituale e l'animale in questa direzione indica la strada per l'illuminazione;
- il Sud è il punto dove si trovano le emozioni e il custode in questa posizione protegge il bambino che c'è in noi e il nostro equilibrio personale;
- l'Ovest rappresenta la dimensione fisica e materiale e l'animale corrispondente ci guida alla nostra realizzazione personale; 
- il Nord è la direzione della mente, dove si trova l'animale che ci suggerisce quando parlare e quando ascoltare e ci ricorda di essere grati per i doni ricevuti;
- la guida del Sopra ci rammenta la connessione con la dimensione celeste e ultraterrena, il "tempo del sogno";  
- il protettore del Sotto si sofferma sulla nostra interiorità e sul nostro rapporto con la terra e ci indica come stare sul nostro sentiero;
-  l'animale del Dentro è il protettore del nostro Spazio Sacro e ci indica come raggiungere la felicità del cuore e le nostre certezze personali;
- chi sta a Destra protegge il nostro lato maschile, dove risiede lo spirito guerriero e il coraggio;
- infine, il custode a Sinistra governa il nostro lato femminile, presiede alle relazioni, alla procreazione e all'evoluzione.  
 
 Vediamo ora quali sono i principali animali totemici e il significato che veicolavano per i nativi americani.

Donnola - Conoscenza

 La donnola è in grado di riconoscere i segni, pur piccoli che siano, che preannunciano un evento e sa vedere sotto le maschere. È dunque un animale che possiede molte conoscenze, ma che si contraddistingue anche per la discrezione. Chi possiede la forza della donnola è spesso sottovalutato, perché nonostante le sue ampie vedute non ama apparire e non si dà arie. Questo può portare i protetti dalla donnola alla solitudine, perché la loro sapienza e la capacità di prevedere i fatti prima che accadano può diventare un peso insopportabile, poiché potrebbero non essere capiti dai più. Si può invocare questo animale per risolvere un problema complesso. 
  

 Porcospino - Fiducia

 Il porcospino è un animale pacifico e amichevole, che non attacca mai per primo. Se per caso gli capita di doversi difendere se la sa cavare benissimo con le sue sole spine. Per questo viene associato a qualità come la fede e la fiducia in se stessi, due forze potentissime che permettono a chi le possiede di compiere grandi imprese. Le lezioni che ci insegna il porcospino hanno a che fare con l'apertura mentale, la scoperta quotidiana di un aspetto nuovo e meraviglioso, tutte cose che ci permettono di liberarci dall'eccessiva serietà e rigidità del mondo degli adulti. Nella ruota di medicina questo animale è infatti associato al bambino innocente, che è in grado di stupirsi e di avere fiducia nel piano divino, che provvederà a risolvere tutto nel migliore dei modi.


 Aquila - Forza divina

 Per la sua capacità di librarsi nei cieli fino ad altezze considerevoli, l'aquila impersonifica la forza divina, perché è quella che riesce ad avvicinarsi maggiormente al Grande Spirito. Dall'alto del suo habitat riesce ad avere una visione più completa della realtà, ma anche più distaccata, dimostrando anche una buona dose di freddezza. Il suo vantaggio è comunque la capacità di riconoscere il disegno globale che formano i singoli avvenimenti della vita, sia quelli positivi, sia quelli negativi. Ciò significa che chi è protetto dall'aquila riconduce ogni esperienza a una volontà divina superiore, della quale nutre una grande fiducia. Per fare questo è necessaria una grande forza d'animo, che si può ottenere solo passando attraverso dure prove. Ma l'aquila ci intima di non aver paura e di spingere il nostro sguardo sempre oltre l'orizzonte visibile.


 Falco - Osservazione

 Il falco è ritenuto il messaggero tra gli animali totem. Con il suo squittio, infatti, riesce a preannunciare un evento particolare, senza specificare però se questo sia favorevole o nefasto. Quindi, questo predatore ci avverte di restare in guardia e tenerci pronti per ogni evenienza e ci invita a essere acuti osservatori della situazione, per poter agire in modo opportuno. Un'altra disposizione d'animo suggerita dal falco è quella di mantenere la mente aperta per ricevere i doni del Grande Spirito, che molte volte non riusciamo a vedere. Chi è protetto dal falco si dimostra dunque un acuto osservatore, in grado di notare ogni dettaglio di una situazione sotto al proprio controllo.
  

 Lontra - Energia femminile

 La figura snella e leggermente civettuola della lontra, oltre alla vicinanza con due degli elementi simbolo della donna per eccellenza, l'acqua e la terra, la collega inevitabilmente all'energia femminile. Passa molto tempo con i suoi piccoli, non sa cosa sia l'aggressività (se non quando sia costretta a difendersi) ed è contraddistinta dalla curiosità e da uno spirito amichevole e cordiale. Questo animale rappresenta quindi l'ideale della donna presso i nativi americani: l'emblema della gioia, della franchezza e della generosità, perché la donna è colei che sa condividere con altri i propri beni. Coloro che possiedono l'energia della lontra ricercano l'amore libero, senza costrizioni e accettano la vita senza attaccarsi troppo ai beni materiali.

 Opossum - Strategia

 Tra gli animali totemici, il ruolo di fine stratega è da assegnare all'opossum. Anziché difendersi con le unghie e con i denti come la maggior parte degli appartenenti alla fauna terrestre, lui si finge morto ed esala anche un intenso odore di cadavere. Di fronte a tale spettacolo, il suo predatore si sente molto confuso e se ne va, facendo proprio il gioco dell'opossum. La lezione che possiamo trarre da questa guida è che l'uso della ragione può essere determinante per trovare una via d'uscita in una situazione difficile. La finzione e l'elemento sorpresa possono confondere l'avversario disorientandolo, per questo anche i guerrieri potevano imparare molto dall'opossum. La vittoria molte volte è anche questione di strategia.


 Farfalla - Trasformazione

 Nella cultura nordamericana, la farfalla è sinonimo di trasformazione consapevole, che ci può portare fino alle vette più alte di realizzazione. Ogni stadio di sviluppo della farfalla corrisponde a una tappa del nostro processo di autorealizzazione: l'uovo è la nascita di un'idea; la larva è il momento in cui decidiamo se mettere in pratica o no l'idea; il bozzolo è la fase in cui interiorizziamo l'idea; la nascita della farfalla è la creazione di una nuova realtà, che possiamo condividere con il mondo esterno. Queste quattro fasi si ripetono costantemente nel corso della nostra vita e determinano la nostra evoluzione interiore. Possiam appellarci alla farfalla per riordinare i nostri pensieri e per decidere i passi da compiere sul nostro cammino. 
 


 Libellula - Illusione

 Le ali cangianti di questo insetto e la sua appartenenza al vento la rendono il simbolo per eccellenza dell'illusione e del cambiamento. La libellula ci avverte che nella realtà nulla è come sembra, il mondo e tutto ciò che percepiamo è frutto di mera apparenza. Per questo ella si fa latrice anche dei messaggi da parte degli elementali e del mondo vegetale. La libellula può aiutarci quando vogliamo effettuare dei cambiamenti importanti. 


 Alce - Gioia

 Le grida possenti dell'alce ci dicono che possiamo lasciarci trasportare pienamente dalla gioia quando abbiamo portato a termine un compito con esito positivo. Ciò non significa diventare boriosi o ricercare complimenti o consensi, ma dare libera espressione alla gioia per un nostro successo, magari coinvolgendo anche altri. L'alce ci ricorda quindi di avere rispetto e stima di noi stessi e di apprezzare i traguardi raggiunti. Oltre a questo però è bene anche incoraggiare e lodare gli altri, perché tutti possano trarre beneficio dall'energia di questo animale guida.


 Bisonte - Prosperità

 Il bisonte per i nativi americani è l'emblema dell'abbondanza. In particolare, l'apparizione di un bisonte bianco (l'animale sacro per eccellenza) significava il prossimo arrivo di un periodo di prosperità e che le loro preghiere sarebbero state esaudite. E non poteva essere altrimenti per i pellerossa, che vivevano dei prodotti che il bisonte dava loro come cibo e pelli, che servivano sia per confezionare vestiti sia per costruire i tipì, le abitazioni indiane. 
 Secondo una leggenda, una femmina di bisonte bianco portò agli uomini la Pipa di Medicina. Nel tabacco di questa pipa erano state unite tutte le forze della natura, il fumo del tabacco era una preghiera resa visibile e la cenere che volteggiava nell'aria agevolava la realizzazione dei desideri degli uomini. 
 Il bisonte dunque ci aiuta ad apprezzare tutti i doni che ci vengono offerti e a essere riconoscenti per ciò che riceviamo, oltre a desiderare l'abbondanza anche per gli altri. Possiamo ottenere qualunque cosa, ma solo con l'aiuto del Grande Spirito.

 Formica - Resistenza

 Pur essendo un animale minuscolo, è un concentrato di molte qualità: forza, generosità, accuratezza e precisione, capacità di difendersi quando necessario. Tra queste forse spiccano in particolare la resistenza e la perseveranza, ravvisabili quando questo piccolo esserino trasporta per lunghi tragitti dei pezzi di cibo più grandi di lei. Inoltre, tutto ciò che fa la formica è al servizio della propria comunità. Questo simpatico insetto ci insegna ad avere fiducia, perché tutte le nostre fatiche verranno ricompensate, se finalizzate a un bene comune. 


 Ragno - Destino

 Il numero delle zampe del ragno racchiude già di per sé un'importante simbologia. Infatti, il numero otto è simbolo dell'infinito, delle innumerevoli potenzialità del creato. Inoltre, l'otto è dato dalla somma di due quattro, che possono essere i quattro venti e le quattro direzioni celesti. In più, il ragno è associato anche alla scrittura. 
 Questo aracnide ci ricorda che siamo noi stessi gli artefici del nostro destino, che possiamo tesserlo, proprio come fa lui, con le nostre mani. Quindi siamo noi i soli responsabili di quanto ci accade, e chi si sente vittima del destino non comprende la la lezione di questo animale e rimane imbrigliato nella tela delle proprie illusioni. Il ragno ci insegna ad ampliare i nostri orizzonti, verso altre dimensioni.

  
 Cavallo - Potere ultraterreno

 Probabilmente solo il bisonte supera per sacralità e importanza il cavallo. Questo animale fu il primo che permise agli uomini di spostarsi più velocemente e di trasportare delle merci attraverso lunghe distanze in minor tempo. Non ci si stupisce se il cavallo nella cultura nordamericana è associato al potere magico degli sciamani e al simbolismo sia della forza terrena sia di quella ultraterrena. Il cavallo ci insegna che possiamo ottenere il potere e la forza solo se ci mostriamo rispettosi e ci assumiamo la responsabilità delle nostre azioni. Se il cavallo porta sulla sua groppa il cavaliere, noi invece dobbiamo farci carico delle nostre responsabilità. Quindi questa guida ci dà la saggezza di tornare sui nostri passi e di capire il significato delle nostre azioni. E la strada per ottenere la sapienza è lastricata dell'amore e della capacità di condividere le proprie conquiste e conoscenze con gli altri. Ovviamente non dobbiamo permettere al nostro ego di sbarrarci la strada. 

  
 Antilope - Discrezione

 L'antilope conosce i cicli vitali e i misteri legati alla vita e alla morte. Partendo dalle sue conoscenze dunque può agire in modo retto e senza timori, per questo sono gli Uomini Medicina (gli sciamani) quelli che più di altri ricercano la sua energia. Infatti l'antilope insegna a trattare le situazioni con giudizio e a intervenire in modo discreto e razionale. Come la formica, anche l'antilope ha come scopo ultimo il bene della comunità. Quando ci troviamo in situazioni particolarmente intricate, l'antilope ci assisterà fornendoci fiducia nella nostra forza interiore e indicandoci in che modo possiamo seguire la nostra ispirazione.

  
 Tasso - Aggressività positiva

 Nonostante le apparenze, il tasso è un animale aggressivo e selvaggio, tanto che molti animali lo considerano un avversario pericoloso e si guardano bene dal battersi con lui. Ma in veste di animale guida, il tasso ci insegna a sfruttare in modo costruttivo l'aggressività. Per esempio, i guaritori e le donne sciamano usano la sua forza per guarire gli altri, non rassegnandosi fino alla scomparsa della malattia. Gli uomini tasso, invece, sono spesso leader temuti, ma capaci di gestire ogni situazione. Sono individui freddi, che possono mostrare cinismo e cattiveria se non sono di buon umore, ma che allo stesso tempo sanno mantenere sangue freddo e mente lucida nelle situazioni di pericolo.
   La forza del tasso aiuta a sfruttare la propria rabbia, anche repressa, per innescare una reazione utile a cambiare realtà negative o problematiche. L'energia della rabbia va usata per attaccare la vita, ma senza investire chi ci sta vicino e senza perdere il nostro equilibrio interiore.

  
 Coniglio - Timore

 Anche nella nostra cultura, se qualcuno viene tacciato di essere un coniglio è perché dimostra di essere eccessivamente timoroso. È proprio la paura che caratterizza questo animale, che è costantemente guardingo perché terrorizzato da predatori minacciosi quali linci, coyote, aquile o serpenti. Il coniglio, dominato dalla paura, inconsapevolmente attrae i suoi cacciatori, facendo accadere proprio quanto teme. E precisamente questa è la lezione del coniglio: quello che più temiamo succede puntualmente, perché ce lo aspettiamo e lo attiriamo verso di noi. Siamo dunque noi la prima causa dei nostri mali. Allora il coniglio ci ordina di scacciare ogni pensiero negativo riguardante disgrazie o malattie perché controproducenti.   

  
 Rospo - Purificazione

 Dato che il suo habitat naturale sono gli stagni, il rospo ha una stretta connessione con l'acqua ed è presente in tutti i riti iniziatici che coinvolgono questo elemento. La prima fase della sua vita, sotto forma di girino, si svolge proprio in acqua, quasi come la fase embrionale in cui i futuri uomini sono immersi nel liquido amniotico. In virtù di questa speciale connessione, il rospo è in grado di evocare la pioggia con un particolare canto. L'energia del rospo è posseduta soprattutto da medium e guaritori, perché l'acqua attribuisce a questo animale un potere purificatore, in grado di risanare l'ambiente in cui si trova. La purificazione può consistere anche in un processo di trasformazione e di rinnovamento, oppure nell'apertura di una nuova fase di vita. Perciò, se un rospo appare in sogno, significa che è tempo di prendersi una pausa di riflessione e di liberarsi da una situazione insoddisfacente e pesante per intraprendere un nuovo stile di vita.


 Lucertola - Sogno

 La lucertola è collegata alla dimensione dei sogni, oltre al tempo e allo spazio ed è quindi in grado di prevedere il futuro. Questo animale guida ci insegna a prendere sul serio i nostri sogni riguardanti il futuro, decidendo se infondere o no energia alla visione per realizzarla o meno. La lucertola ci suggerisce anche di assumerci la responsabilità di tutti gli avvenimenti della nostra vita, poiché altro non sono che il risultato dei nostri desideri e delle nostre paure più reconditi.

  
 Orso - Introspezione

 L'orso è l'animale conosciuto per la sua abitudine di entrare in letargo nella stagione invernale. Il letargo è percepito quasi come un lungo periodo di silenzio, di grande vuoto, in cui si cercano le risposte alle domande esistenziali. Per questo, l'orso è simbolo di introspezione, di chi si ritira nella solitudine e nel silenzio per avvicinarsi a se stesso. A volte è necessario appartarsi per conoscersi veramente e per capire quali sono i nostri desideri. Infatti, solo se siamo immersi nel silenzio, lontano dalla concitazione e dal frastuono quotidiano, possiamo ascoltare la voce del nostro essere più intimo, che può darci tutte le risposte di cui abbiamo bisogno.  

  
Lupo - Maestro interiore

 Nella cultura indiana, il lupo è connesso alla stella Sirio, che fa parte della costellazione del Leone. Secondo le leggende dei nativi, da quella stella provenivano i maestri spirituali dell'antichità. Perciò, anche il lupo viene considerato alla stregua di un maestro, che dopo un lungo peregrinare torna al suo branco per riferire quanto ha osservato durante il suo viaggio. È un animale che vive all'interno del proprio gruppo e della propria famiglia, è fedele alla propria compagna per tutta la vita, ma non rinuncia alla propria indipendenza e ulula alla luna, attigendo alla forza misteriosa dell'astro che lo connette con la dimensione spirituale e dell'inconscio, via d'accesso alla conoscenza. L'energia del lupo è l'energia di un maestro, che va usata per insegnare agli altri per aiutarli a comprendere meglio la vita e a trovare il proprio posto nel mondo. Infine, il lupo ci aiuta a prendere contatto con il nostro maestro interiore.


 Colibrì - Gioia

 Pochi come il colibrì sanno godersi la vita: dispensa gioia e amore gustandosi il nettare e la bellezza dei fiori, ma fugge se avverte sensazioni negative. Questo piccolo volatile è completamente orientato verso l'estetica e alla bellezza, non si cura delle cose del mondo perché la sua vita intera costituisce un inno alla gioia. Il colibrì ha quindi il potere di aprire il cuore e spesso le sue piume sono spesso un ingrediente dei filtri d'amore. Chi è dotato della forza del colibrì è portato naturalmente all'equilibrio e alla felicità e contribuisce a sviluppare la gioia di vivere anche negli altri individui.


Cigno - Volontà divina

 Il cigno è l'animale che accetta di buon grado i progetti del Grande Spirito: non si oppone alla volontà del divino e accetta la trasformazione da brutto anatroccolo a essere elegante e maestoso. Una volta accettata questa grazia, può andare oltre al mondo delle apparenze e fare il suo ingresso nel "tempo del sogno". La lezione del cigno è porci in armonia con tutti i livelli dell'essere e sviluppare la nostra intuizione per poter vedere nel futuro. Chi possiede l'energia del cigno sa prevedere gli avvenimenti futuri perché sa accettare la volontà divina senza riserve ed è in armonia con essa.
  
  
 Topo - Attenzione ai dettagli

 Se falco e aquila sono rinomati per le loro visioni dall'alto e d'insieme, il topo è al contrario specializzato nell'osservazione ravvicinata. Questo roditore è dotato di una buona dose di pignoleria che lo porta a esaminare con cura e attenzione tutti i dettagli di una determinata situazione. Il topo ci aiuta a sistematizzare le nostre conoscenze e approfondirle, incarnando il concetto contemporaneo di specializzazione in una disciplina. Tuttavia, troppa concentrazione sui dettagli può portare a ingigantire i problemi o a perdere la visione globale sulle cose.
 Un'altro pregio del topo è quello di saper individuare immediatamente un pericolo attraverso il suo fiuto molto sviluppato. Dunque in caso di minaccia sa reagire prontamente e riesce a mettersi in salvo. Questa guida ci insegna quindi a osservare meglio le cose da un lato e a reagire fulmineamente dall'altro.

  
 Scoiattolo - Previdenza

 Se pensiamo allo scoiattolo ci viene in mente l'immagine di un simpatico roditore intento ad accumulare provviste. Questo animale infatti ama sentirsi pronto per ogni evenienza e ciò gli permette di superare anche gli inverni più rigidi. Lo scoiattolo è inoltre dotato di una straordinaria capacità di adattamento e di una rapidità di movimento non comune, con la quale disorienta i suoi avversari. Per questo chi possiede la forza dello scoiattolo fatica a stare fermo ad ascoltare gli altri oltre un certo lasso di tempo. Se questo animale compare in uno dei nostri sogni significa che è il momento di raccogliere tutte le nostre forze, perché in futuro ne avremo bisogno per affrontare i grandi cambiamenti che ci aspettano. Ciò comporta anche liberarsi delle zavorre che potrebbero non farci affrontare i cambiamenti nelle condizioni migliori. 


  Pipistrello - Rinascita

 In realtà la venerazione per il pipistrello è tipica di popolazioni mesoamericane, quali Maya, Toltechi e Aztechi. Sicuramente si tratta di un volatile curioso, perché da un lato il fatto di abitare in anfratti oscuri lo collega al buio della tomba, ma la sua posizione a testa in giù durante il sonno rimanda alla posizione che assume un bambino prima di nascere. Per questo il pipistrello è simbolo di rinascita e al contempo raffigura la morte simbolica che lo sciamano deve affrontare durante il rito di iniziazione. L'aspirante sciamano viene sottoposto a prove durissime, per esempio può essergli richiesto di passare una notte intera sepolto sotto terra. Situazioni del genere sfidano i limiti fisici e psichici dell'aspirante sciamano allo scopo di fargli vincere le proprie paure e di liberarsi dal vecchio ego per poi "rinascere" con una nuova identità, libera da ogni inibizione data da blocchi psicologici o paure.
 Il pipistrello ci indica che abbiamo bisogno di staccarci da una parte di noi stessi o da una situazione di vita che non è più soddisfacente. Ci ricorda che è necessario "morire" un po' per progredire a una fase più avanzata. 

  
 Tartaruga - Riservatezza

 La morfologia di questo animale lo collega inevitabilmente alla Madre Terra, di cui la tartaruga è l'incarnazione. La sua andatura lenta ci ricorda che la fretta spesso è cattiva consigliera e che a volte è necessario attendere il momento più propizio per agire. Le sue uova sono scaldate dal calore del sole e ciò ci suggerisce di maturare intimamente i nostri pensieri prima di riferirli ad altri.
 Un altro insegnamento della tartaruga è di rimanere con i piedi ben piantati per terra e a proteggere i nostri sentimenti ritirandoci in noi stessi; infatti, se necessario, la tartaruga è disposta anche a mordere per difendersi. 

  
 Cervo - Amore incondizionato

 Il colore chiazzato del manto del cervo testimonia come egli non faccia differenza tra chiaro e scuro, bene e male. Per questo è ritenuto la personificazione dell'amicizia e dell'amore incondizionato che riesce a guarire chiunque, anche chi si trova in cattive acque. Il cervo ci intima di amare gli altri per quello che sono, anche con i loro difetti e debolezze, senza pretendere di cambiare nessuno. Solo il calore del cuore del cervo può riuscire a togliere vecchie ruggini e a recuperare rapporti difficili o incrinati.
 Un'altra lezione che ci fornisce il cervo è di mantenerci sempre cordiali e positivi, senza lasciarci condizionare da persone o situazioni negative. In questo modo, la nostra attitudine spirituale si dirigerà sempre verso il bene. 

  
 Cane - Lealtà

 Da sempre, dal giorno in cui l'uomo riuscì a domarne il primo esemplare, il cane è considerato il migliore amico dell'uomo e simbolo di fedeltà e abnegazione verso il suo padrone. In effetti, sono molte le storie che testimoniano l'affidabilità del cane al proprio padrone e l'amore e la pazienza con le quali egli riesce a soprassedere su molte debolezze dell'uomo. Nella tradizione indiana, inoltre, il cane è il guardiano di molti luoghi segreti ed è dotato di conoscenze ancestrali. Da questo animale possiamo imparare la virtù della compassione e la lealtà sia verso noi stessi, sia verso gli altri.

  
 Lince - Mistero

 Con il suo sguardo penetrante e i suoi movimenti che sembrano prescindere dal tempo e dallo spazio, la lince è ritenuta la custode dei misteri e dei segreti più antichi. Se nei nostri sogni appare una lince significa quindi che esiste un segreto in noi stessi o in qualcun altro che ancora non conosciamo. Chi possiede l'energia della lince ha spiccate doti introspettive e veggenti, con le quali è in grado di riconoscere la propria vera identità e quella delle persone che ha di fronte. Conosce anche le tecniche di autoinganno che le persone usano quotidianamente. Ma la lince è un animale silenzioso, e non è facile carpire i segreti e le conoscenze di un uomo lince; una possibilità può essere quella di retribuirlo adeguatamente, come facevano gli antichi sciamani con questo felino.

  
 Volpe - Mimetizzazione

 La volpe è uno degli animali più abili nella mimetizzazione: con il suo pelo marroncino nella bella stagione e tendente al bianco d'inverno riesce a confondersi con il bosco e a passare inosservata. Ciò la aiuta notevolmente a osservare l'ambiente circostante e con la sua proverbiale furbizia riesce facilmente a disfarsi dei propri nemici. Inoltre, è un animale veloce, pronto a scattare in ogni momento in caso di minaccia. Al contempo, la volpe è molto premurosa nei confronti dei membri della propria famiglia.
 Chi possiede la forza della volpe è un osservatore attento e silenzioso, che sa fondersi con l'ambiente in cui si trova per muoversi senza dare nell'occhio. La volpe ci fa quindi comprendere l'unità delle cose, una conoscenza utile che possiamo usare a tutti i livelli dell'essere. Un talismano recante l'immagine di questo animale potrebbe risultare utile a chi viaggia spesso.  

  
 Castoro - Realizzazione

 La prima immagine che ci viene in mente quando pensiamo a un castoro è un roditore intento alla costruzione di dighe. Tra tutti gli animali, il castoro si può certamente considerare un ingegnere intelligente, con un forte senso della comunità, con la quale collabora per realizzare i propri desideri. È anche un grande difensore delle proprie opere e non esita a servirsi della dentatura pronunciata per proteggere il lavoro compiuto o la famiglia.
 Il castoro ci insegna quindi la forza della cooperazione e di restare sempre pronti a ogni evenienza. Siccome ogni costruzione iniziata può essere ultimata in vari modi, dobbiamo ricordarci sempre di lasciarci aperte più possibilità di realizzazione; il castoro ci rammenta che "quando una porta è chiusa, vi è un'altra via aperta". Se questo roditore ci appare in sogno significa che è ora di concretizzare un progetto lasciato in disparte da troppo tempo.

  
 Armadillo - Consapevolezza di sé

 La migliore arma di difesa dell'armadillo è sicuramente la sua corazza. Questo animale dunque ben rappresenta gli scudi della medicina, sui quali veniva rappresentato l'emblema a cui il portatore si sentiva più affine. Con la sua eccezionale copertura, l'armadillo ci consiglia di fissare noi stessi i nostri limiti e di decidere per conto nostro quali esperienze siamo disposti ad affrontare durante la nostra vita. Dobbiamo quindi evitare di compiere azioni che non vogliamo veramente e porre un freno alle pretese che gli altri nutrono nei nostri confronti, sentendoci liberi di dire di no, quando occorre. Il tasso ci insegna a non essere degli yes-men e a riconoscere l'effetto reale di una situazione su di noi, sia esso positivo o negativo.

  
 Coyote - Ironia

 Il coyote è uno degli animali più importanti nella tradizione pellerossa di cui ho già parlato nel post "Una risata vi seppellirà - Il briccone divino, ovvero il trickster". E il coyote è proprio così, un briccone: inganna gli altri animali e sovente lui stesso cade nelle trappole che tende. Ciò che gli garantisce di cavarsela sempre è la sua impareggiabile abilità di vivere alla giornata. Chi è dotato dell'energia del coyote è considerato il clown della situazione e spesso finisce in situazioni intricate e strampalate senza averne l'intenzione. Ma in questi casi il coyote sa sempre come uscire vincitore: la soluzione è ridere di se stessi e non prendersi troppo sul serio. Quando incontriamo il coyote è come se ci facesse osservare la nostra figura riflessa in uno specchio deformante, che ci mostra tutte le nostre deviazioni e pazzie. Così facendo ci aiuta a sviluppare l'autoironia e a smettere i nostri panni troppo seriosi.

  
 Puzzola - Carisma

 Pur non possedendo armi pericolose per l'incolumità dei suoi nemici, la puzzola nutre una grande fiducia in se stessa, perché sa che le basta emanare un odore sgradevole per essere temuta e rispettata da tutti gli altri animali. I protetti della puzzola hanno generalmente un forte carisma e attirano gli individui con affinità caratteriali, proprio come l'odore della puzzola ha il potere di attrarre gli altri membri della medesima specie. Perciò questo piccolo animale può aiutarci a sviluppare una sana dose di orgoglio e amor proprio e, allo stesso tempo, respingere le persone che hanno poco in comune con noi per dedicarci a chi presenta caratteristiche simili alle nostre.

  
 Wapiti - Perseveranza

 Il wapiti è una varietà di cervo, molto robusto, che vive in Canada. L'unico animale che costituisce un pericolo per il wapiti è il puma, ma questo cervide è ben conscio di poterlo aggirare con la sua qualità migliore: la resistenza. Egli infatti, oltre a essere cosciente dei propri limiti e pregi, è un attento amministratore delle proprie forze e raramente si lascia cogliere da uno sfinimento improvviso. Le persone wapiti sono dotate di una resistenza e perseveranza invidiabili, che permettono loro di raggiungere i loro obiettivi senza sentire l'esigenza di arrivare per primi. Quando siamo stressati il wapiti può mostrarci il modo migliore di utilizzare le nostre energie per evitare di disperderle inutilmente. Infine, questo animale ci insegna anche la fratellanza verso i membri dello stesso sesso, ricordandoci che lo scambio mutuo di opinioni porta sempre a un arricchimento personale.

  
 Puma - Forza

 La forza ferina e pura non può che essere incarnata dal puma (o leone di montagna). Ma questa grande forza può essere utilizzata sia nel bene sia nel male e maggiore è l'energia maggiori sono i richi di non saperla controllare o indirizzare verso scopi edificanti. Il puma ci porta a tenere fede ai nostri propositi e a ricercare sempre la verità: solo in questo modo potremo essere dei veri leader, in grado di comandare rettamente gli altri. Chi occupa posizioni di potere infatti sa che comportano non poche insidie: è difficile accontentare tutti o mantenere la pace tra i popoli e occorre fare attenzione a non diventare oggetto di manipolazione da parte di individui senza scrupoli. Per questo, l'uomo puma non si deve dimostrare troppo fragile e deve mantenere un certo distacco dai propri simili, oltre a essere disposto ad assumersi grandi responsabilità.

  
 Tacchino - Altruismo

 Il tacchino è il grande protagonista della festa del ringraziamento americana e anche tra i nativi rappresentava la generosità e la capacità di donare di un volatile che sacrifica se stesso per garantire la sopravvivenza degli altri. La vita, ci ammonisce il tacchino, è sacra e ognuno deve adoperarsi per il bene di tutti. I protetti del tacchino sono in genere molto altruisti, perché riconoscono che in ogni essere vivente è presente il Grande Spirito. Tra gli indiani d'America vi è una legge cosmica secondo la quale tutto ciò che doniamo agli altri un giorno verrà donato a noi. Il tacchino ci invita quindi a dividere con gli altri quanto possediamo. Se appare in sogno, potrebbe significare una grossa vincita in arrivo o un dono da ricevere.

  
 Civetta - Saggezza e chiaroveggenza

 Pochi riescono a vedere con chiarezza nell'oscurità, e la civetta appartiene a questa élite. Per la sua vista acuta anche nel buio viene chiamata anche "aquila della notte" ed è dotata anche di un ottimo udito. Il silenzio con cui si muove e arriva alle spalle delle sue vittime la rendono un predatore eccezionale. Per la sua vista e il suo legame con la notte la civetta non può che essere considerata il simbolo della magia e della veggenza. Chi possiede l'energia della civetta generalmente nutre interesse per l'occultismo e le arti magiche e sa percepire i pensieri più reconditi di chi gli sta di fronte, che non può nascondersi. I protetti della civetta comprendono senza fatica la verità e questo può renderli o temuti o benvoluti, a seconda dei casi. Questo volatile quindi è anche la personificazione della saggezza, dato che vede e percepisce anche cose che sfuggono alla maggior parte degli altri animali. Possiamo chiedere aiuto alla civetta per interpretare le indicazioni del destino e per conoscere la verità. 

  
 Corvo - Magia

 Per i nativi nordamericani il corvo era il messaggero della magia per eccellenza, per questo assisteva a ogni cerimonia sacra; egli riusciva ad assorbire tutta l'energia magica e indirizzarla verso il luogo a cui era diretta. La magia del corvo agisce anche su grandi distanze e con essa si può guarire anche un malato che vive lontano dal luogo in cui ci si trova. Tuttavia, il corvo puniva chi faceva uso di pratiche magiche negative rispedendole al mittente. Questa guida ci aiuta a trovare il coraggio di affrontare il Grande Mistero per trovare le risposte che cerchiamo.

  
 Pollo della prateria - Contatto con il divino

 Il suo nome originale è Greater Prairie Chicken ed è una sorta di gallo cedrone che si trova nelle grandi praterie del nord America. Era oggetto di venerazione e di rispetto da parte di molte tribù native per una sua danza che imita la forma di una spirale, figura sacra di morte e di rinascita. L'energia del pollo della prateria, pertanto, ci aiuta a prendere contatto con il creatore e con la dimensione sacra. Ci fa inoltre riconoscere e capire come ci muoviamo sia nello spazio quotidiano, materiale, sia nello spazio spirituale e le conseguenze dei nostri movimenti.


 Cornacchia - Legge sacra

 Essendo una stretta parente del corvo, anche la cornacchia ha a che fare con i grandi misteri. A differenza del corvo, però, la cornacchia può trasgredire le leggi naturali mutando il proprio aspetto (riesce perfino a trasformarsi in altri esseri viventi) o presenziando in due posti diversi contemporaneamente. In questo volatile convergono luce e oscurità, come anche la verità interiore e quella esteriore, che si fondono in una cosa sola. Per questo è un animale che vive fuori dal tempo ed è guardiana della legge sacra ispirata da Dio (che però non bisogna confondere con dottrine o dogmi appartenenti alle varie religioni). La lezione della cornacchia è essere coerenti con le conoscenze che ci dona questo animale e vivere nella realtà contingente la verità ultima che ci rivela. Farsi guidare dalla cornacchia significa affidarsi al proprio essere più profondo e vivere ogni giorno rivolgendo lo sguardo verso una dimensione ultraterrena. 

  
 Serpente - Evoluzione

 Il serpente è conosciuto non solo per essere un animale minaccioso e misterioso, ma anche per la sua periodica muta della pelle. Questa sua caratteristica lo collega alla concezione di un ciclo di nascita, sviluppo e morte che si replica in eterno. Perciò sono molti i significati veicolati dal serpente, quali la forza della creazione, la sessualità, il mutamento, l'anima e l'immortalità. L'elemento naturale che più corrisponde al serpente è il fuoco, che sul piano materiale si esprime nella passione e nel desiderio fisico, mentre sul piano spirituale eleva l'individuo fino al contatto con il Grande Spirito e alla realizzazione della saggezza. Se il serpente ci appare in sogno significa quindi che è giunto il momento di iniziare un processo di mutamento con il fine di progredire sul cammino della realizzazione del sé.

  
 Balena - Sapienza arcana

 Per i nativi americani la balena è la custode dei segreti della terra fin dalle origini. Lei era presente quando Mu, l'antico continente mitico a ovest delle Americhe, scomparve negli abissi in seguito a una grande catastrofe. I protetti della balena hanno dunque dei sensi molto sviluppati, soprattutto l'udito, e sanno percepire informazioni nascoste contenute nell'universo, oltre a essere in grado di servirsi della telepatia. Nemmeno loro conoscono la fonte delle proprie conoscenze e quindi necessitano di diverso tempo per imparare a sfruttare le proprie capacità.
 La balena può aiutarci a trovare in noi la frequenza originaria, che era comune a tutti i primi esseri viventi. Tale frequenza ha il potere di guarire dalle malattie e di rimetterci in contatto con l'essenza primordiale della terra, indicandoci il sentiero per accedere al nostro significato profondo.
 

 Delfino - Ritmo vitale

 Per un mammifero che vive nell'oceano la respirazione è fondamentale. Il respiro è la forza vitale che collega tra di loro tutti gli esseri viventi e li mette in comunicazione anche con il creatore, il Grande Spirito. Se impariamo a cambiare il ritmo del nostro respiro possiamo entrare in sintonia con gli altri esseri viventi e con altri mondi, saremmo dei ponti e dei tramiti tra il regno umano e la forza divina. Il delfino inoltre ci insegna ad adattare il nostro ritmo per superare più facilmente gli ostacoli e le situazioni spiacevoli che incontriamo nel nostro cammino. L'espirazione ci permetterà di liberarci dai pesi e di superare le difficoltà con gioia e leggerezza.



 Come si può trovare il proprio animale totem?
Le vie sono tante, si possono scrivere i nomi degli animali su un bilglietto e passare all'estrazione, si possono chiudere gli occhi e immaginare di entrare in una caverna che dà su una radura e fare attenzione agli animali che si notano, oppure rispondere alle domande di un questionario, come illustra jolanda Pietrobelli in questo ebook (pp. 58-64).

 Oggigiorno si parla molto di ambiente e di animali, spesso anche per portare avanti campagne elettorali. Altre volte invece si tende a trascurare le persone e a dare più attenzioni agli animali domestici. Ma i nativi americani ci insegnano che la via da adottare è quella dell'equilibrio tra uomo e natura, tra esseri umani e animali. Questo significa che non dobbiamo mai smettere di ascoltare né gli esseri umani, né la natura con le sue creature. Dobbiamo quindi applicare quanto raccomandava Epitteto: "Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà."


 

Fonti:
- OWUSU, Heike, I simboli degli Indiani d'America - L'essenza della tradizione pellerossa, Edizioni Il Punto d'Incontro, Vicenza, 2007, pp. 233-278;
- SPENCE, Lewis, I nativi americani - Miti e leggende (a cura di Jon E. Lewis), Odoya, Bologna, 2014, pp. 25-30; 
- GATTO CHANU, Tersilla, Miti e leggende della creazione, vol. II, Fabbri Editori, Milano, 2001, pp. 489-494;
- PIETROBELLI, Jolanda, I 44 animali di potere [PDF];
Indiani d'America Nativi in "Significato totem animali simbologia".