mercoledì 4 gennaio 2017

Sulle tracce di una stella - L'Epifania cristiana

 Ahimé, anche quest'anno si sta avvicinando l'inesorabile fine delle festività natalizie. Come tutti sanno, l'ultima è l'Epifania, che "tutte le feste porta via". Da noi in Italia, a differenza di altri Paesi, è una ricorrenza percepita come meno importante rispetto al Natale o al Capodanno eppure, da buon bastian contrario quale sono, è quella che prediligo. Vuoi per il carattere meno chiassoso, vuoi perché mi hanno sempre affascinato quei tre re saggi che si inginocchiano al cospetto di un bambino, l'Epifania mi dà sempre sensazioni speciali.
 Ecco perché voglio dedicare il post di oggi a questa festività.



 Etimologia

 Anche se la parola oggi fa pensare subito alla festa cristiana, la parola Epifania ha radici nella lingua greca, precisamente dal sostantivo ἐπιφάνεια (epifàneia), che significa "manifestazione", "venuta", "presenza divina". Tale termine veniva già usato nel mondo greco per indicare la manifestazione di qualsiasi divinità, che avveniva per mezzo di segni, miracoli, visioni o altri tipi di interventi.

 Successivamente, in epoca cristiana si volle utilizzare la stessa parola per fare riferimento alla manifestazione della divinità della figura di Gesù Cristo, ricondotta principalmente a tre episodi: l'adorazione dei Magi, il battesimo nel fiume Giordano a opera di San Giovanni Battista e il primo miracolo in occasione delle nozze di Cana
 Tuttavia, l'accezione più nota in Italia rimane quella che indica la festività del 6 gennaio, che ricorda appunto l'adorazione dei Magi.

 L'episodio del Vangelo

 L'unico Vangelo che parla dell'episodio dell'adorazione di Gesù da parte dei Magi è quello di Matteo (Matteo 2: 1-12).  Si tratta dunque di una descrizione molto povera di particolari, che occupa solo dodici versetti del testo sacro.

 Il passo si apre dicendo che alcuni magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e chiesero a re Erode, che governava in Palestina in quei tempi, dove fosse il re dei Giudei, che si era annunciato loro per mezzo di una stella. Erode, preoccupato di essere spodestato dal trono, convocò tutti i sacerdoti e gli scribi, i quali gli confermarono che secondo una profezia il re dei Giudei sarebbe dovuto nascere a Betlemme. Allora Erode inviò i magi a Betlemme, intimando loro astutamente di avvisarlo quando avrebbero trovato il re, poiché era intenzionato ad adorarlo anche lui stesso. In realtà le intenzioni di Erode erano di uccidere il bambino prima che potesse rubargli la corona.
 In seguito i magi partirono da Erode e, seguendo la stella che indicava loro il cammino, trovarono la casa dove alloggiavano Gesù, Maria e Giuseppe e offrirono al bambino i doni che avevano portato dalle loro terre: oro, incenso e mirra. Essi vennero poi avvertiti in sogno di non tornare da Erode e si diressero quindi verso i rispettivi luoghi di provenienza.

 Dopo questi dodici versetti, il Vangelo prosegue descrivendo la fuga in Egitto di Gesù, Giuseppe e Maria in seguito all'avvertimento in sogno di un angelo, che li metteva in guardia dall'ira di Erode. Infatti la conseguenza del mancato avvertimento dei magi fu la terribile strage degli innocenti, in cui i soldati di Erode trucidarono tutti i bambini maschi della zona minori di due anni. 

 I magi  

 Iniziamo col dire che l'appellativo "magi" deriva dall'antico persiano magūsh, passato poi al greco μάγος (màgos), che designava i sacerdoti dello Zoroastrismo nell'impero persiano, i quali erano particolarmente versati nell'astrologia. In quei tempi tali figure erano considerate sagge e sapienti e questa è l'interpretazione che si è affermata riguardo al termine utilizzato nel Vangelo di Matteo. Già secondo i primi cristiani, quindi, i magi erano visti come figure positive, poiché erano religiosi dediti alla ricerca della luce spirituale e al rifiuto delle tenebre. Essi costituivano le prime autorità religiose che fecero visita a Gesù Bambino, le prime a riconoscerlo come unico e vero dio.

 Nel testo dell'evangelista però non troviamo tutti i dettagli sui magi che la tradizione ci ha trasmesso: non viene detto il numero preciso di questi uomini, né il luogo preciso di provenienza e nemmeno il loro numero. In seguito la tradizione cristiana arricchì l'episodio e coprì le lacune sulla loro identità adducendo diverse informazioni. 

 Un cambiamento fondamentale fu quello di elevare al rango di re quelli che sembravano sacerdoti persiani. Questa lettura è dovuta probabilmente a dei richiami alle profezie veterotestamentarie contenute in Isaia 60:3 e nel libro dei Salmi 68:29 e 72:10, in cui viene affermato che anche dei re pagani avrebbero adorato il Messia. 

 Per quanto riguarda la provenienza si diffuse l'idea che i magi provenissero dai tre continenti allora conosciuti (Europa, Asia e Africa) per simboleggiare l'apertura della funzione redentrice di Gesù verso tutti i popoli del mondo. Per questo motivo, tradizionalmente i magi sono raffigurati con i tratti somatici di tre etnie: bianca, araba e nera.

 Un'ulteriore questione tutt'ora dibattuta riguarda il numero dei magi, che oscilla tra due e dodici a seconda delle versioni. Quella che si è maggiormente affermata prevede la presenza di tre magi, uno per ogni dono portato al cospetto di Gesù. La tradizione medievale attribuisce un significato preciso a ciascuna delle offerte, rivelatrici dell'identità del Cristo: l'incenso, usato nei templi, collega Gesù alla sfera sacerdotale; l'oro ne indica il rango reale; la mirra, una resina usata nelle sepolture, prelude all'espiazione dei peccati attraverso la morte. Quest'ultima è considerata il dono più importante, perché richiama l'unguento, il sacro crisma con cui sarebbe stato consacrato il Messia, il futuro redentore dei peccati di stirpe regale. L'appellativo Cristo riferito a Gesù, infatti, significa proprio "unto" con l'olio sacro.

 Infine, nonostante nella tradizione cristiana occidentale i magi siano noti con i nomi di Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, bisogna sottolineare che esistono altri nomi riferiti a queste figure, che godono di popolarità presso le chiese cristiane orientali, copte e sono conosciute anche nella tradizione araba. Nella chiesa cattolica etiope si parla per esempio di Hor, Basanater e Karsudan, mentre la comunità cristiana siriana si riferisce a loro coi nomi di Larvandad, Hormisdas e Gushnasaph.

 La Befana

 In Italia, oltre alla tradizione religiosa dei magi, si è diffusa la fama della figura della Befana, una donna molto anziana che nella notte tra il 5 e il 6 di gennaio fa visita ai bambini e riempie la calza che questi hanno appeso in casa con dei dolci o dei giochini se i piccoli si sono comportati bene durante l'anno, oppure in caso contrario con del carbone.
 Il nome della vecchietta deriva appunto dalla storpiatura della parola Epifania in bifanìa e befanìa, varianti usate per riferirsi alla celeberrima anziana.

 In realtà le origini della vecchierella più famosa d'Italia sono da ricercare molto più lontano nel tempo, nei riti ancestrali pagani legati all'agricoltura e al cambio dell'anno, risalenti al X-VI secolo a. C. Durante la dominazione romana tali riti vennero associati al calendario romano, secondo il quale la dodicesima notte dopo il solstizio d'inverno avrebbe avuto luogo la morte e la rinascita della natura, impersonificata nella divinità di Madre Natura. Durante questa importantissima notte i Romani credevano che delle figure femminili volassero sui campi per renderli fecondi e da qui forse deriva il topos della figura femminile volante portatrice di prosperità. Tale figura fu dapprima identificata con Diana, dea della caccia e della vegetazione e in seguito con Satia (dea della sazietà) o Abundia (dea dell'abbondanza).
 Un'altra festività romana da cui potrebbe aver avuto origine la Befana era una ricorrenza invernale dedicata a Giano e Strenia, in occasione delle quale ci si scambiavano regali.

 Nell'Alto Medioevo, già dal VI secolo, la Chiesa di Roma iniziò a condannare tutti i culti pagani, tacciandoli di influenze sataniche. Anche l'immagine della nostra Befana, quindi, risentì delle spinte antipagane e, pur conservando un carattere benevolo, il suo aspetto venne associato a quello di una strega che cavalca una scopa al contrario, cioè con le ramaglie davanti a sé.    
 L'età avanzata della donna sta a simboleggiare l'anno vecchio, che in molti Paesi europei veniva rappresentato da fantocci vestiti di abiti logori che si bruciavano all'inizio dell'anno (cfr. "La Gioebia" in questo blog). Il carbone che si metteva nelle calze o nelle scarpe all'inizio si ricollegava proprio ai falò e alla loro funzione rinnovatrice e solo in seguito, secondo la morale cattolica, vennero associati alla cattiva condotta.  

 Infine, vi è una leggenda "cristianizzata" del XII secolo che riunisce in una sola storia le figure dei magi e della Befana. Secondo il racconto, sulla via per Betlemme i magi avrebbero chiesto delle indicazioni a una signora anziana e avrebbero insistito perché questa li accompagnasse a far visita al piccolo. Tuttavia la donna non volle uscire di casa e il suo rifiuto fu per lei causa di profondo pentimento. Così preparò un cesto con dei dolci e si mise alla ricerca dei magi. Ma era ormai troppo tardi e la donna non riuscì a trovarli. Si risolse quindi a fermarsi in ogni casa che trovasse sul proprio cammino per donare i dolci ai bambini, nella speranza di incontrare Gesù. Da allora, per farsi perdonare, l'anziana donna gira il mondo consegnando i regali a tutti i bambini.




 Trovo che le storie sulle festività natalizie, religiose o no, siano piene di un fascino particolare e magico. Per me l'episodio dei magi è una di quelle storie. Ammiro la determinazione di quegli uomini che, pur potendo stare tranquilli nelle loro abitazioni, hanno intrapreso un viaggio pieno di rischi e ostacoli per seguire quella stella che, secondo una profezia, li avrebbe condotti a scoprire qualcosa di grande. 
 Tante volte la grandezza non è questione di logica, ma di cuore e di fede. Il percorso è lungo e difficile, ma se non ci si lascia intimorire si possono raggiungere risultati straordinari. Perciò, in occasione di questa Epifania, auguro a tutti di trovare la propria stella da seguire e di avere la forza di raggiungerla, un giorno.      





Fonti: 
- Vocabolario Treccani, voce "Epifania";
- Wikipedia (italiano), voce "Epifania";
- Wikipedia (italiano), voce "Magi (Bibbia)";
- Wikipedia (italiano), voce "Befana";
- La Sacra Bibbia on line.